FUNO DI ARGELATO (BO) – L’obiettivo è eradicare la malattia entro l’estate. Ma nell’immediato, l’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Alessio Mammi, chiederà al ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, di accelerare nella messa a terra delle recinzioni previste nel perimetro dell’area infetta, situata tra Piemonte e Liguria, colpita dal virus della peste suina africana.
La notizia l’ha data lo stesso Mammi, intervenendo all’incontro che l’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna (Araer) ha organizzato in collaborazione con il Servizio salute animale dell’Asl di Parma, svoltosi il 7 aprile scorso presso il Consorzio agrario provinciale della città emiliana.
L’incontro, che si è tenuto sia in presenza che da remoto registrando una massiccia partecipazione di allevatori, ha voluto fare il punto sulla situazione esistente che vede, allo stato, il rinvenimento totale da inizio emergenza (fine dicembre 2021) di 88 carcasse di cinghiale risultate positive al virus della Psa nell’area di restrizione compresa tra Liguria e Piemonte.
“Da tempo sapevamo di correre il rischio che la malattia avrebbe fatto la sua comparsa anche nel nostro Paese – ha dichiarato Mammi – adesso dobbiamo riuscire a mettere in atto tutte le misure necessarie per eradicarla. Recinzioni e biosicurezza sono le uniche armi che abbiamo a disposizione. Per entrambe la Regione Emilia Romagna vuole essere un sostegno per gli allevatori che stanno già attraversando un momento molto difficile a causa degli aumenti dei costi energetici e delle materie prime. Sono passati ormai quattro mesi dalla scoperta del primo caso di Psa e solo poche settimane fa il Commissario straordinario è stato ufficialmente nominato. Non solo. Malgrado lo stanziamento da parte del Ministero di 50 milioni di euro a sostegno del comparto, manca ancora il decreto che stabilisca come i 15 milioni che ne fanno parte destinati a implementare i sistemi di biosicurezza andranno spesi; quale tipo di aiuto prevedono, a chi saranno erogati, se alle aziende o alla Regione. Tutte domande che esigono una risposta e che farò al ministro Patuanelli in occasione di un incontro che avrò insieme a tutti gli altri assessori regionali all’Agricoltura”.
Al convegno organizzato da Araer hanno partecipato i vertici della Sanità veterinaria della Regione Emilia Romagna: la dottoressa Anna Padovani e il dottor Ivano Massirio; la dottoressa Alice Prosperi della sezione di Parma dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna; il dottor Mario Pellaccini, medico veterinario e il dottor Cosimo Paladini Direttore del Servizio salute animale dell’Asl di Parma.
“Auspico un esito positivo dell’incontro con il ministro Patuanelli – ha ribadito l’assessore Mammi – che soprattutto porti a un provvedimento unico per tutto il Paese e non preveda che ogni Regione agisca in autonomia. Questo vorrebbe dire allungare ulteriormente i tempi di intervento e non possiamo permettercelo. La Regione intende sostenere finanziariamente gli investimenti che i suinicoltori sono chiamati a realizzare per difendere le loro aziende da una minaccia che sta mettendo in pericolo i loro allevamenti: ricordiamoci che l’Emilia Romagna copre da sola il 50% della produzione nazionale di salumi, si fa quindi presto a capire cosa vorrebbe dire per noi se il virus della Psa entrasse anche in un solo allevamento”.
“Nell’ultimo incontro avuto il 6 aprile con le regioni interessate, tra cui per contiguità anche l’Emilia Romagna e la Lombardia – ha affermato Anna Padovani – il Commissario straordinario all’emergenza Psa, Angelo Ferrari, ha sferzato con un ultimatum il Piemonte e la Liguria affinchè procedano in tempi brevissimi con le recinzioni previste nell’area circoscritta tra le due autostrade a ridosso della zona infetta, la A7 la A26, per creare un sorta di cuscinetto che di fatto costringerebbe i cinghiali a non uscire dalla zona delimitata”.
Di attenzione territoriale e adozione corretta della biosicurezza fuori e dentro l’allevamento ha parlato Ivano Massirio, sottolineando che “nonostante l’infezione al momento non sembra spostarsi verso est, quindi verso la Lombardia e l’Emilia Romagna – ha detto – non possiamo ritenerci al riparo da un rischio che purtroppo è molto concreto”.
Alice Prosperi e Cosimo Paladini hanno illustrato alla platea la corretta applicazione delle norme di biosicurezza da adottare sia fuori che dentro l’allevamento, con un’attenzione particolare ai mezzi di trasporto, ai visitatori, alla possibilità di tracciare e rintracciare chi, malauguratamente, potrebbe essere portatore del virus in porcilaia. “Stiamo monitorando tutti gli allevamenti suinicoli della provincia di Parma per stabilire il rispetto dei requisiti previsti in materia di biosicurezza – ha detto Paladini – Auspico che insieme all’Ordine dei medici veterinari di Parma e all’Istituto zooprofilattico si possa elaborare un Piano univoco che aiuti gli allevatori a migliorare e/o implementare un sistema che è imprescindibile per difendere il bestiame dal contagio di qualsiasi malattia, oggi rappresentata nella sua drammaticità dalla Psa”.