ROMA – Se il 2022 si è aperto con pesanti interrogativi e un carico di extra costi per le cantine, il bilancio del settore nell’anno della ripartenza del post covid (2021) ha evidenziato risultati entusiasmanti, con un fatturato di 13 miliardi di euro, di cui oltre il 50% maturato sui mercati esteri.
Tra i molti traguardi raggiunti dal settore nel 2021, che emergono dall’analisi di Ismea il record delle vendite all’estero, ma anche la ripresa della domanda interna dopo anni di declino strutturale del consumo pro-capite, la crescita delle superfici investite, il mantenimento del primato produttivo italiano a livello mondiale e il buon andamento dei listini all’origine.
Per quanto riguarda le performance dell’export, le vendite oltre frontiera delle bottiglie nazionali hanno raggiunto un valore di 7,1 miliardi di euro (+12,4% sul 2020), con un balzo in avanti particolarmente sostenuto in Usa, che si conferma prima destinazione in valore (+18,4%) e in Canada (+10,9%). Crescono anche le vendite sul mercato tedesco (+5,8%) e in Gran Bretagna (+5,1%), che coprono rispettivamente la seconda e terza posizione dei principali Paesi acquirenti di vino italiano.
Guardando invece al posizionamento dell’Italia presso i maggiori buyer vinicoli, il nostro Paese si conferma primo fornitore della Germania, mentre resta secondo in Usa e Uk, alle spalle della Francia, terzo in Canada, al quarto posto in Cina dopo Australia, Francia e Cile, al secondo posto in Giappone a grande distanza dallo storico rivale oltralpe, mentre ahimè, scorrendo la lista dei mercati di sbocco, è il primo fornitore di Russia e Ucraina.
Da evidenziare tuttavia che rispetto ai due storici rivali: la Francia per i flussi in moneta e la Spagna per quelli in volume, il Belpaese è quello che ha incrementato maggiormente il valore del suo export enoico negli ultimi 10 anni: +51% a fronte del +41% della Francia e del +20% della Spagna, a dimostrazione – sottolinea l’Ismea – di una composizione dell’offerta sempre più orientata alla qualità.
Per quanto riguarda il mercato interno, il 2021 ha consolidato la crescita del consumo pro-capite di vino, un trend evidenziatosi già a partire dal 2015 dopo una lunga fase di contrazione.
Le vendite off-trade hanno registrato nel 2021 un ridimensionamento delle quantità, dopo l’exploit registrato durante la prima fase pandemica a causa del lockdown, e nei primi mesi del 2022 gli acquisti in volume risultano inferiori alle precedenti tre annate, in presenza di prezzi più alti mediamente del 10% rispetto a quelli pre-pandemia.
Tra le tendenze evidenziate nella scheda, anche la crescita del Vigneto Italia, con 674 mila ettari investiti nel 2021 (+0,4% sul 2020), nonostante due anni duramente segnati dalla pandemia. Buono, nell’anno appena concluso, anche l’andamento dei prezzi, specie per il segmento dei Dop che è riuscito a recuperare, almeno in parte, le perdite subite nel 2020, a causa della chiusura dell’Horeca.