VERONA – A metà del diciannovesimo secolo in provincia di Treviso c’era un solo ettaro vitato. Inizia il sogno di Antonio Carpenè. La sua lungimiranza: via il mais, piantiamo i vigneti.
Nel 1868, la prima storica etichetta griffata Carpenè Malvolti, 100% glera. E’ uno spumante italiano, c’è scritto “Champagne”, prodotto a Conegliano. E poi arriviamo al 1924 quando per la prima volta appare la parola Prosecco, in un’etichetta dell’azienda trevigiana che per quel tempo era un viaggio nel futuro. Si riporta infatti “Vino pregiato amabile dei Colli di Conegliano” indicando quindi la tipologia del vino e l’origine. Sarebbe attuale, oggi.
Fino all’etichetta presentata a Vinitaly 2022, nell’elegante stand di Carpenè Malvolti, un re-branding del marchio storico realizzato coinvolgendo ancora una volta gli studenti (dell’Università di Parma), rinnovando così l’impegno storicamente assunto dall’azienda nei confronti delle nuove generazioni, ma anche la vicinanza al mondo accademico e formativo.
Una storia italiana, una storia di successo di un vino ‘democratico’, ovvero alla portata di tutti, come era il sogno di un uomo visionario. Oggi il Prosecco è il vino italiano più consumato al mondo.
Ce lo racconta in questa nostra intervista realizzata al Vinitaly, il direttore generale di Carpenè Malvolti, Domenico Scimone.
Immagini e montaggio di Cristiano Pellegrini – TUTTO SUL VINITALY 2022 nella rubrica VINO