ROMA – La concentrazione delle terre nelle mani di poche grandi imprese è una minaccia non solo per l’ambiente, ma per la stessa sicurezza alimentare – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. In questi giorni l’Onu ha reso noto in un rapporto che l’1% delle imprese agricole dispone del 70% della superficie coltivabile mondiale, mentre l’80% di queste ultime lavora su micro appezzamenti che non superano i due ettari. Uno squilibrio macroscopico, che nel tempo si è accentuato per la capacità delle grandi multinazionali di influenzare i processi decisionali a tutti i livelli.
I dati diffusi dalle Nazioni unite certificano che in tema di equa distribuzione della proprietà terriera non si registrano progressi – continua Tiso di Confeuro. Occorre prendere atto di questa realtà: né le politiche agricole nazionali, né la Pac sono riuscite a intaccare il controllo quasi totale del grande capitale sui terreni agricoli. I numeri parlano da soli al di là dei proclami e della dichiarata volontà di sostenere i piccoli coltivatori.
Il nuovo quadro politico dominato dalla guerra in Ucraina ha mostrato al mondo la fragilità di un sistema fondato principalmente sulle monocolture e sulla globalizzazione alimentare. Un tale assetto minaccia la biodiversità e l’autosufficienza dei singoli Paesi e può entrare in crisi da un momento all’altro. È per questo fondamentale promuovere una nuova democrazia agricola, restituendo potere contrattuale e risorse ai piccoli e medi agricoltori per ottenere produzioni sostenibili e capaci di resistere agli shock esterni, siano essi di tipo politico o naturale.