PADOVA – L’agricoltura padovana ha bisogno di manodopera per le necessità produttive della stagione che si sta aprendo, ma ad oggi non si sa ancora quando arriveranno i lavoratori stranieri richiesti con il click day in febbraio in base al decreto flussi.
La situazione sta creando gravi disagi alle aziende agricole del territorio e per questo Confagricoltura Padova ha incontrato il prefetto Raffaele Grassi, sottoponendogli anche altre problematiche come i danni causati dai cinghiali e il costo delle materie prime e dei prezzi dei prodotti agricoli.
Il presidente provinciale Michele Barbetta, il direttore provinciale Renzo Cavestro e il vicepresidente nazionale di Confagricoltura Giordano Emo Capodilista hanno fatto presente che, ad oggi, dallo sportello per l’immigrazione non c’è stato riscontro circa i lavoratori che potranno essere introdotti e assegnati a ciascuna azienda richiedente.
“Nel frattempo stanno iniziando le campagne di raccolta e risultano impellenti i lavori stagionali per i quali era stata richiesta l’introduzione di nuovi braccianti – hanno spiegato -. Ciò sta determinando una situazione di grave disagio, per cui le aziende sono obbligate a provvedere al reperimento della manodopera necessaria in altro modo. Uno di questi è il ricorso al lavoro in appalto, con il rischio di incappare in ditte appaltatrici poco affidabili”. Di qui la richiesta di velocizzare l’evasione delle richieste di ammissione dei lavoratori stranieri e di creare una sinergia tra associazioni ed enti per aiutare le imprese agricole a reperire la manodopera necessaria.
Il questore ha chiarito che, su 163 domande per lavoratori agricoli presentati per la Provincia di Padova, il ministero ne ha attribuiti 150, aggiungendo che si farà parte attiva per sollecitare l’arrivo della manodopera. Complessivamente, in Italia, in base al decreto flussi sono stati destinati 42.000 lavoratori per l’agricoltura e il turismo, di cui 14.000 riservati alle associazioni sulla base del fabbisogno delle aziende agricole. Il rischio, paventato da Confagricoltura anche a livello nazionale, è che i lavoratori vengano assegnati tra tre mesi, in ritardo rispetto alle esigenze della campagna. Uffici chiusi e personale pubblico in smart working tra le cause delle lungaggini burocratiche che si prospettano. Nel frattempo è sempre più difficile sia il reperimento di lavoratori polacchi e romeni, che stanno tornando nei Paesi d’origine, sia quello degli italiani. Uno degli ostacoli più grandi, secondo Roberto Caponi, direttore dell’area Politiche del lavoro di Confagricoltura, è il reddito di cittadinanza, che “bisognerebbe rendere cumulabile con il lavoro agricolo stagionale, possibilità che durante la pandemia era stata concessa almeno in parte”.
Nel tavolo con il prefetto Confagricoltura ha fatto presente anche i danni sempre più gravi causati dai cinghiali, con il timore anche della diffusione della peste suina africana già rilevata in territori del Nord Italia, e le difficoltà che stanno affrontando le imprese agricole a causa dell’incremento dei costi delle materie prime, a fronte di prezzi insoddisfacenti pagati ai produttori. Il tutto aggravato dalla preoccupante carenza della risorsa idrica. Il prefetto ha garantito che si farà portavoce con il Governo delle criticità e che, per quanto riguarda i cinghiali, si farà parte attiva per convocare un tavolo istituzionale con le rappresentanze degli enti interessati dalla questione.