ROMA – Gli alveari italiani, denunciati presso le Autorità Sanitarie, ammontano a 1.127.836, uno dei più ricchi patrimoni apistici dell’Unione Europea, che la legge tutela e salvaguarda perché di pubblica utilità e di interesse nazionale.
L’allevamento delle api in Italia – curato da 70.000 Apicoltori (che la legge n. 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura definisce come coloro che “detengono e conducono alveari), è caratterizzato da un livello di professionalità estremamente variabile che spazia dalle grandi imprese specializzate, alle aziende agricole in cui l’apicoltura è una attività integrativa, fino a coloro che praticano l’apicoltura per finalità di allevamento zootecnico (produzione di sciami e api regine) e/o di autoconsumo (di miele e di altri prodotti apistici). Si tratta, tuttavia, sempre secondo il Programma che il MIPAAF ha stilato d’intesa con Regioni, Province Autonome e Organizzazioni nazionali apistiche, di una pratica strettamente connessa alle produzioni agricole ed alla salvaguardia della flora spontanea che contribuisce ad una gestione sostenibile delle aree marginali e della biodiversità.
“E’ un patrimonio che ereditiamo da generazioni e generazioni di cultori della nobile arte di allevare api – ricorda in questa giornata la FAI – Federazione Apicoltori Italiani – e che ci vede da sempre impegnati a preservarlo, badando sì all’indirizzo produttivo ed economico dell’impresa apistica, senza mai dimenticare che la nostra missione principale è, in primo luogo, la tutela e la salvaguardia della migliore ape del mondo: l’Apis mellifera Ligustica Spinola, autoctona italiana”.
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