ROMA – Piccante quanto basta, ma ancora da scoprire: tra gusto, salute e territorio il peperoncino italiano si presenta in un evento organizzato dal CREA, in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale, oggi a Roma, alla Biblioteca Storica della sede centrale in via della Navicella.
Ricercatori di diverse discipline (agronomia, botanica, nutrizione, pedologia) e produttori, alla presenza del Sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni si sono confrontati sulle prospettive di un prodotto che potrebbe ancora crescere molto e che è uno dei simboli gastronomici del nostro Paese.
E’ alta, infatti, la domanda di peperoncino dei consumatori italiani, ma la produzione nazionale è scarsa e copre solo il 30% del fabbisogno. Il resto proviene da mercati extra-Ue (2mila tonnellate annue da Cina, Egitto, Turchia), viene importato a prezzi stracciati (1/5 in meno) e si caratterizza per i bassi standard qualitativi, che penalizzano la filiera Made in Italy. In Italia, infatti, da 10 kg di peperoncino fresco si ottiene 1 kg di prodotto essiccato, macinato in polvere pura al 100% e commerciabile a 15 euro, mentre il medesimo prodotto proveniente dalla Cina ha un costo di soli 3 euro, ed è il risultato di tecniche di raccolta e trasformazione molto grossolane, con le quali la piantina viene interamente triturata –compresi picciolo, foglie, radici-, con scarse garanzie di qualità e requisiti fitosanitari ben diversi da quelli rispettati nel nostro Paese. La polvere stessa è per sua natura facilmente sofisticabile e anche quando il peperoncino viene importato fresco o semi-lavorato da Turchia o Egitto, la sua qualità viene compromessa dall’utilizzo di molti conservanti.
La ricerca è impegnata per il rilancio di una filiera nazionale, basti pensare a quanto fatto in passato con il progetto PEPIC (coordinato dal CREA Orticoltura e Florovivaismo: caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma, individuazione di marcatori per la connotazione territoriale, meccanizzazione, epidemiologia e difesa della coltura. In particolare, si è studiata la risposta fisiologica di varietà locali ed asiatiche di peperoncino piccante alla coltivazione in diversi ambienti pedoclimatici, per individuare marcatori morfologici e metabolici peculiari, utili a valorizzare la biodiversità locale. Occorre, dunque, una maggiore tutela del prodotto che, grazie al microclima e alle caratteristiche orografiche del terreno, trova nel nostro Paese l’ambiente ideale per la sua coltivazione. La creazione di denominazioni di origine territoriale darebbe al consumatore garanzia di qualità, tracciabilità, salubrità e un valore aggiunto adeguato alla parte produttiva, incentivata ad aumentarne la coltivazione estensiva, presente oggi soprattutto in Calabria (100 ettari, con il 25% della produzione), Lazio, Basilicata, Campania e Abruzzo. Si verrebbe, così, incontro alla domanda sempre crescente dell’industria alimentare e alle esigenze dell’export ( nei Paesi Bassi va il 50% della produzione calabrese).
Sono ormai note le potenzialità nutraceutiche di questa spezia, se utilizzata adeguatamente nell’ambito della nostra dieta mediterranea. Proprio la capsaicina – la molecola che conferisce il sapore piccante al peperoncino – insieme alla presenza di altri composti bioattivi, i capsinoidi e composti polifenolici, aiuta la riduzione del rischio cardiovascolare e può contribuire a favorire la perdita di peso, ovviamente in associazione ad una dieta ben equilibrata.
Il sistema produttivo italiano, oltre a certificazioni di qualità, avrebbe, bisogno anche di un ammodernamento delle tecniche di lavorazione per abbattere i costi produttivi, a partire dal miglioramento varietale delle cultivar, per ottenere frutti concentrati sulla parte superiore ed esterna della pianta, più facilmente distaccabili nelle operazioni di raccolta con macchine agevolatrici. benefici della dieta mediterranea di cui il peperoncino è assoluto protagonista e che rappresenta, con le sue immense qualità organolettiche e nutrizionali, un asse portante su cui continuare ad investire”.
Battistoni (Mipaaf): “Peperoncino eccellenza del Made in Italy, in aumento le coltivazioni biologiche”
“Fra le sementi, il peperoncino rappresenta una delle eccellenze del nostro Made in Italy che dobbiamo difendere e tutelare da attacchi esterni come il sistema di etichettatura a semaforo, il Nutriscore” . Lo dichiara il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni durante la presentazione dell’evento ‘I mercoledì del Gusto e dei Territori’ promosso dal CREA in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale.
“Il peperoncino è un prodotto che rappresenta i nostri territori e l’agricoltura ne sta riconoscendo l’importanza unendo, alle coltivazioni tradizionali, quelle biologiche, tanto che gli ettari a coltivazione bio dedicate, sono in forte aumento – spiega Battistoni -. Ciò dimostra il grande interesse per la tutela della biodiversità del nostro territorio, elemento incredibile di cui dobbiamo essere orgogliosi”.
“Eventi come questo – conclude Battistoni – ci invitano ad incentivare la produzione di questo prodotto, e a promuovere i benefici della dieta mediterranea di cui il peperoncino è assoluto protagonista e che rappresenta, con le sue immense qualità organolettiche e nutrizionali, un asse portante su cui continuare ad investire”