ROMA – Confagricoltura apprende con disappunto la notizia data dall’Istituto Zooprofilattico di due casi di Peste Suina Africana in un piccolo allevamento nella zona rossa, istituita di recente nel Lazio. Un episodio grave che mette a rischio la filiera suinicola regionale e nazionale. La Confederazione, esprimendo forte vicinanza agli imprenditori colpiti, afferma che questo episodio è il frutto della disattenzione con la quale l’emergenza PSA è stata affrontata fino ad oggi. L’ingresso del virus nell’allevamento vicino a Roma poteva essere evitato con misure adeguate, incisive e tempestive.
Adesso, sottolinea Confagricoltura, è arrivato davvero il momento per un cambio di passo per prevenire i danni economici che la sola notizia della diffusione del virus tra gli allevamenti è capace di produrre. È fondamentale, innanzitutto, il rilancio immediato di un deciso piano di contenimento delle comunità di cinghiali allo stato brado, primo veicolo della malattia. Parallelamente, afferma Confagricoltura, è altrettanto urgente riconoscere indennizzi adeguati agli allevatori colpiti, da versare rapidamente e in maniera equa. Inoltre, è necessario dare seguito agli incentivi destinati agli investimenti in materia di biosicurezza.
Dal ritrovamento del primo cinghiale colpito dalla PSA, lo scorso gennaio, l’export del settore suinicolo italiano sta subendo danni economici quantificabili in 20 milioni di euro al mese. Il comparto nazionale conta quasi 9 milioni di capi, allevati in oltre 30mila allevamenti.
Con un export di 1,5 miliardi di euro nel 2021, il volume di affari totale (produzione degli allevamenti e fatturato dell’industria di trasformazione) sfiora gli 11 miliardi. Complessivamente, l’intera filiera genera un fatturato che è pari al 5% del totale della produzione agricola nazionale e sul fatturato dell’intera industria agroalimentare italiana.