VENEZIA – È un grido di allarme quello che viene dall’Assemblea annuale di Confagricoltura Veneto che si è tenuta alla presenza dei Presidenti e dei delegati provinciali. Il Presidente Lodovico Giustiniani ha fatto il punto sull’ultimo anno di attività e sulla situazione in cui si trova non solo l’agricoltura veneta ma l’intero comparto produttivo.
“Prima il covid, poi la crisi Ucraina che ad inizio della primavera ha immediatamente determinato un rincaro delle materie prime e ora la siccità che porta con sé la peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni. Le scarsissime precipitazioni nel periodo invernale e primaverile, oltre al caldo torrido di questi ultimi giorni, ben al di sopra della media stagionale, stanno creando una situazione di estrema gravità per l’approvvigionamento idrico con forti interessamenti per il comparto agricolo. La situazione peggiora di giorno in giorno e per quello che ci riferiscono i nostri soci la siccità potrebbe mettere a rischio sino al 50% della produzione”, ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Veneto.
E’ necessario a questo punto che il Governo nazionale dia ascolto alle richieste della nostra Regione – questo a gran voce è quello che chiede Confagricoltura Veneto – e dichiari lo stato di emergenza al fine di valutare ogni possibile azione di carattere urgente e straordinario finalizzata al superamento della situazione dell’attuale situazione valutando anche la possibilità di prevedere un adeguato sostegno economico al fine di assicurare l’attuazione di quegli interventi urgentemente necessari per garantire la pubblica incolumità, il ripristino dei danni subiti dal patrimonio sia pubblico sia privato e le normali condizioni di vita della popolazione.
Non dobbiamo dimenticare – conclude il Presidente Giustiniani – che il perdurare della situazione siccitosa e la conseguente emergenza idrica può determinare gravi ripercussioni sulla vita sociale, economica e produttiva, nonché’ comportare un grave pregiudizio per la sanità e l’igiene pubblica.
La siccità e il caldo sono attualmente i due fattori negativi che stanno determinando un progressivo calo sia delle rese in termini di peso degli animali da ingrasso e un calo di oltre il 10% della produzione di latte” e se perdureranno, produrranno danni ancora maggiori”.
Confagricoltura Veneto non si limita solo a denunciare il rischio di desertificazione e degradazione del suolo agricolo per il cambiamento climatico, che provoca siccità e temperature elevate, ma anche degli effetti negativi per l’intera società come la mancanza d’acqua e i rifornimenti alimentari, le possibili migrazioni forzate e crisi economiche.
É pertanto necessario, secondo l’organizzazione degli imprenditori agricoli veneti, che siano assunte urgentemente delle azioni di soccorso per il settore primario e avviate pianificazioni lungimiranti per salvaguardare i prossimi raccolti. Infatti, nel breve periodo, è fondamentale intervenire con gli strumenti attualmente a disposizione per provare a salvare i raccolti e la produzione agroalimentare.
Confagricoltura Veneto, consapevole che diverse aree dell’arco alpino presentano un deficit di riempimento di circa il 30% rispetto alla capienza nominale e che, ovviamente, questo volume idrico non possa essere messo a disposizione delle attività irrigue, è tuttavia fondamentale usufruire della maggior quantità d’acqua possibile contenuta nei serbatoi per poter risollevare, per almeno un periodo di 15 – 20 giorni (a seconda del rilascio), le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione.