ROMA – L’Associazione EBS (Energia da Biomasse Solide) interviene sullo scenario di decarbonizzazione in cui emergono sempre di più i limiti della mancanza di diversificazione delle fonti rinnovabili.
“La strategia poco diversificata sulle rinnovabili in Italia sta mostrando alcuni limiti importanti. Dei numerosi progetti presentati al MiTE per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici di taglia grande ne saranno autorizzati solo alcuni. Questo perché gli impianti si concentrano nelle stesse aree geografiche e i territori sono saturi di rinnovabili che sfruttano gratuitamente l’energia del sole e del vento. Diversamente, nel settore delle biomasse solide, gli operatori pagano un contributo economico a enti locali e operatori del settore agricolo e agroindustriale per il ritiro della materia utilizzata come combustibile nelle centrali di produzione elettrica che è costituita da residui e sottoprodotti”.
Queste le considerazioni del presidente dell’Associazione EBS, Antonio Di Cosimo che prosegue: “La crisi del gas e il ricorso ai fondi del PNRR pare abbiano dunque contribuito all’accelerazione del processo di saturazione del territorio di fronte alla “contesa dello stesso fazzoletto di terra o di mare” che lo stesso ministro Cingolani aveva sottolineato circa un mese fa. Una maggiore diversificazione, con maggiore attenzione e sostegno alle biomasse solide, consentirebbe di sviluppare una quota superiore di energia rinnovabile e un migliore equilibrio del mix energetico grazie a impianti distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, che operano secondo accordi di filiera corta nel raggio di 70 chilometri e sono in grado di fornire energia con continuità per oltre 8 mila ore l’anno. Soprattutto in questo momento, un servizio fondamentale che un tempo era esclusivo appannaggio degli impianti termoelettrici tradizionali a fonti fossili e che oggi potrebbe essere essere ottenuto con un impatto ambientale estremamente ridotto, perché il combustibile costituito dalle biomasse solide, a differenza del gas naturale e derivati del petrolio, è di origine biodegradabile e di natura rinnovabile“.
Nel frattempo, di fronte alla preoccupante siccità, la centrali termoelettriche tradizionali si stanno fermando a causa della carenza d’acqua necessaria al processo per il raffreddamento. “Un limite che generalmente gli impianti a biomasse solide non presentano, funzionando con cicli a vapore di tipo cogenerativo in cui l’acqua di processo viene in gran parte recuperata, anche per non disperdere il calore nell’ambiente”, conclude Di Cosimo.
L’Associazione EBS raggruppa i principali produttori di energia elettrica rinnovabile da biomasse solide, collocati su tutto il territorio nazionale, e rappresenta la maggioranza della produzione elettrica da tale fonte in Italia, ottenuta con biomassa che, per oltre il 90%, è ivi prodotta. L’indotto diretto e indiretto del settore supera i 5 mila lavoratori che operano nei comparti agricolo, metalmeccanico, elettrico e della logistica.
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