FOGGIA – La prima notizia è che le produzioni di cereali, su tutte il grano duro, sono state di nuovo quotate alla Borsa Merci di Foggia, dopo che la sessione del 13 luglio era andata deserta (leggi).
La seconda notizia, che purtroppo non è una novità, è che i prezzi del grano duro sono ancora in picchiata, rispetto alle settimane precedenti, facendo registrare un vero e proprio crollo. A questo si aggiungono i costi di produzione schizzati in alto, e le rese ridotte di oltre un terzo a causa della siccità persistente.
Per il BIOLOGICO il prezzo che è stato fissato oggi è di 515-520 euro/t., era di 570-575 il 6 luglio, e 590-595 il 29 giugno. Per il FINO il prezzo è di 505-510 (6 luglio: 557-562; 29 giugno: 575-580); per il BUONO MERCANTILE il prezzo è di 495-498 (6 luglio: 547-550; 29 giugno: 570-573); per il MERCANTILE il prezzo è di 485-488 (6 luglio: 537-540; 29 giugno: 560-563).
SPECULAZIONI – Un commento arriva subito da Cia Agricoltori Italiani della Puglia che “già da settimane aveva lanciato l’allarme per il forte ribasso delle quotazioni, condizionate dagli effetti speculativi della finanza internazionale. L’indice dei future sul grano duro alla Borsa di Chicago la scorsa settimana è infatti schizzato dopo le notizie -fatte girare ‘ad arte’- di presunte stime abbondanti sul prossimo raccolto in Canada. Tali stime, molto affrettate (la trebbiatura in Nord America si effettua fra tre/quattro mesi), vengono pubblicizzate al solo scopo di indurre i cerealicoltori italiani a vendere subito, con la logica conseguenza del calo dei prezzi”.
Le attuali quotazioni del grano duro sono ben lontane da quelle di qualche settimana fa e gli imprenditori agricoli ne reclamano, pertanto, il giusto prezzo, condizione essenziale per la copertura dei costi di produzione fortemente maggiorati.
COSTI PRODUZIONE GRANO – Se il costo medio di produzione per un ettaro di grano duro si attestava sui 700 euro, oggi ne occorrono almeno 1.200. La gran parte di questi aumenti è causata dall’aumento del costo del carburante agricolo (schizzato a 1,60 euro al litro), per cui Cia lamenta nel Decreto Aiuti la mancata proroga del credito d’imposta.
A questo si aggiunge il calo della produzione, con rese che saranno inferiori di circa il 35% alle medie degli ultimi anni, diretta conseguenza del prolungato periodo di siccità. In queste condizioni, sarà difficile seminare nuovamente frumento duro in autunno, col risultato di una maggiore dipendenza di materie prime dall’estero e un danno alla filiera della pasta 100% Made in Italy.