ROMA – L’esercito delle imprese femminili italiane oggi conta un milione e 345mila attività, il 22,2% del totale delle imprese italiane, in leggera crescita nell’ultimo anno (+6.476 aziende).
Nell’agricoltura, in particolare, le imprese condotte da donne sono 206.938, che corrispondono al 15% del totale delle imprese femminili del Paese e al 28,2% del totale delle imprese del settore primario.
Così Donne in Campo, l’associazione delle imprenditrici agricole di Cia, riportando i dati diffusi da Unioncamere in occasione della presentazione a Roma del V Rapporto nazionale sull’imprenditoria femminile.
Secondo il Rapporto, l’universo dell’impresa femminile ha caratteristiche proprie rispetto alle imprese gestite da uomini: una maggior concentrazione nel settore dei servizi (66,9% contro il 55,7%), minori dimensioni (il 96,8% sono micro imprese fino a 9 addetti, contro il 94,7% di quelle maschili), una forte diffusione nel Mezzogiorno (il 36,8% delle imprese guidate da donne opera nelle regioni del Sud, contro il 33,7%). Ciò nonostante, anche così, hanno una marcia in più sul fronte dell’innovazione e del fare rete.
Infatti, da un’indagine di Unioncamere, Si.Camera e Centro Studi Guglielmo Tagliacarne su un campione statisticamente rappresentativo di 2.000 imprese femminili e 2.000 imprese maschili dei settori agricolo, manifatturiero e terziario, i gap di genere che riguardano management, asset intangibili e performance economiche, vengono annullati dal “mix management”, ossia dalla presenza congiunta sia di donne che di uomini. Proprio il mix management, secondo lo studio, è in grado di ottimizzare le performance. Anche il gap delle imprese femminili esportatrici viene annullato dall’effetto relazionale che avviene quando le imprese collaborano con altre imprese.
“Queste considerazioni, che scaturiscono dal prezioso contributo di Unioncamere, dimostrano che l’unione di più visioni e la convivenza della diversità è sempre fonte di ricchezza anche in campo economico -commenta la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi- e rappresenta la vera risposta a una cultura omologante e che tende ad affermare un unico modello. Come la natura ci insegna, la creatività e l’emergere costante di novità sono le proprietà chiave della vita”.
Ora, sottolinea Terenzi, “dobbiamo continuare a rafforzare gli strumenti utili per sostenere le donne a far nascere e crescere le loro imprese”.