FIRENZE – L’azienda agricola può diventare anche centro di servizi. Si chiama agricoltura sociale e la Toscana adesso le dà gambe forti tra le prime Regioni a dotarsi di una propria legge apposita che aggiorna precedenti normative regionali a conferma di un’attenzione costante nel corso degli anni. La giunta ha appena approvato una proposta di legge perché l’agricoltura, ampliando i suoi orizzonti, offra strumenti di inclusione, nuove opportunità per le persone più fragili e al tempo stesso integrazione al reddito per le imprese.
La proposta, predisposta dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare, Stefania Saccardi arriva dopo un lungo lavoro svolto insieme ad Anci, Federsanità, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop ed Università di Pisa, sulla scorta della legge nazionale 141/2015 che individua chiaramente il campo di applicazione della agricoltura sociale.
L’obiettivo della Toscana: dare una risposta normativa e organica al sistema legato all’agricoltura sociale e dare il via ad un processo di innovazione sociale progressivo, costante e possibilmente stabile capace di creare una visione condivisa tra molti soggetti e competenze in campo agricolo, sociale, sanitario e non solo.
La proposta di legge è composta da quattordici articoli con cui si definiscono le attività di agricoltura sociale e i soggetti legittimati ad esercitarle.
Sarà istituito un elenco regionale degli operatori di agricoltura sociali i quali, per essere iscritti, dovranno essere in possesso di adeguate competenze derivanti da esperienza pratica triennale già acquisita al momento della richiesta o conseguita tramite adeguata formazione
Per lo svolgimento delle attività di agricoltura sociale potranno essere utilizzati gli edifici ad uso abitativo e i manufatti o gli annessi agricoli già esistenti nell’azienda agricola o recuperati. Le aziende che hanno operatori di agricoltura sociale iscritti nell’apposito elenco regionale avranno un apposito segno distintivo, con la dicitura “Fattoria sociale – Regione Toscana”.
Saranno i Comuni a vigilare sull’osservanza della legge, i controlli sulla DUA saranno invece svolti da ARTEA.
Sarà anche istituita una “cabina di regia tecnica per l’agricoltura sociale regionale” coordinata dall’assessora regionale che sia un luogo di confronto e co-disegno collaborativo capace di collegare diverse istanze (sociali, sanitarie, agricole, educative), competenze (tecniche, progettuali, di disegno dell’innovazione e delle politiche) e capacità operative (dalle organizzazioni ai portatori di pratiche sul territorio). La cabina si occuperà del monitoraggio e l’elaborazione delle informazioni sulla presenza e sullo sviluppo delle attività di agricoltura sociale in collaborazione con l’Osservatorio nazionale per Agricoltura sociale; raccoglierà in maniera coordinata le ricerche concernenti l’efficacia delle pratiche di agricoltura sociale e loro inserimento nelle competenti Comunità locali e nella rete dei servizi sociosanitari territoriali; proporrà iniziative finalizzate al coordinamento e alla migliore integrazione dell’agricoltura sociale nelle politiche di coesione e di sviluppo rurale.
Entro il 30 giugno di ogni triennio, a partire dall’anno successivo a quello dell’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale presenterà alla commissione consiliare competente una relazione comprendente tra l’altro i dati risultanti dell’attività.
In piena sintonia con la proposta di legge è il bando emanato di recente, nell’ambito di GiovaniSì, per dare attuazione alla sottomisura FEASR PSR 16.9 “Diversificazione delle attività agricole in attività riguardanti l’assistenza sanitaria, l’integrazione sociale, l’agricoltura sostenuta dalla comunità e l’educazione ambientale e alimentare”.
Il bando, fondamentale start up per la promozione del sistema regionale normato con la proposta di legge appena deliberata, punta a costituire partenariati per la realizzazione di progetti per la multifunzionalità delle imprese agricole che realizzino interventi e servizi sociali, socio-sanitari ed educativi.
Quindi serve a realizzare tirocini di inclusione sociale, per la formazione e l’inserimento o il reinserimento. Punta all’autonomia della persone o alla riabilitazione di soggetti fragili e fasce deboli che possono essere portatori di disturbi psichici, disabili, tossicodipendenti, minori, richiedenti asilo, persone vittime di violenza, persone sole con figli a carico, persone inserite in strutture di accoglienza o in programmi di assistenza, detenuti ecc.
Con una dotazione finanziaria di 8.898.674,00 interamente finanziati attraverso le risorse messe a disposizione dallo strumento dell’Unione europea per la ripresa (EURI – European Recovery Instrument) del Next Generation UE (NGEU), è destinato a ATS (Associzione temporanea di scopo) fra soggetti pubblici e enti privati in cui, oltre ai privati, siano presenti, per esempio, la Società della salute e un soggetto pubblico individuato dalla Conferenza zonale Integrata.
Il bando scadrà alle 13 del 30 settembre 2022