ROMA – Le notizie, purtroppo anche luttuose, provenienti dalla Toscana, dalla costa ligure, dal Veneto e in misura minore dalle altre regioni italiane non lasciano spazio a dubbi: dobbiamo programmare una strategia per un territorio fragile che sarà sottoposto a frequenti eventi estremi.
Questa la lettura dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali davanti alle immagini del maltempo che ha colpito ieri l’Italia.
“Il nostro primo pensiero va alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che hanno subito ingenti danni. È doveroso pensare anche al domani, però, perché situazioni analoghe si ripeteranno mentre il nostro territorio continua a mostrare le fragilità oramai ben note, semplicemente accentuate dagli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti.” – così Renato Ferretti, Consigliere CONAF – “Abbiamo visto spiagge devastate, linee ferroviarie e strade interrotte, ma ancora una volta i danni consistenti sono stati provocati dagli alberi crollati in città. Il cedimento degli alberi è spesso favorito da una scorretta gestione della pianta (potature errate) e del sito di crescita (scavi che hanno gravemente danneggiato gli apparati radicali). Per esempio, potature sbagliate, anche drastiche, fatte con l’intenzione di mettere in sicurezza l’albero, senza tenere conto della fisiologia, del comportamento e della specie di appartenenza dello stesso finiscono per renderlo meno sicuro e più fragile, ottenendo quindi l’effetto contrario.”
“Purtroppo – afferma Sabrina Diamanti, presidente CONAF -, ci troviamo a ripetere sempre più spesso le stesse cose: è vero che oltre una certa velocità del vento non c’è gestione corretta che tenga, e lo dimostra il fatto che i cedimenti si sono registrati anche sulle strutture e non solo a carico delle piante, ma questo non può essere un alibi. Dobbiamo cambiare rotta, e siamo già in ritardo. Continuiamo a dilapidare una risorsa limitata e preziosissima: lo spazio e il terreno da cui ricaviamo cibo, economia e benefici. Continuiamo ad agire sul territorio e nelle città con schemi obsoleti e purtroppo continuiamo a contare vittime. Stiamo vivendo la diretta conseguenza della mancanza di programmazione e progettazione che da decenni caratterizza il nostro Paese, accompagnata da un dissennato utilizzo del suolo e da una mancanza di innovazione.
Una via d’uscita, però, c’è: sfruttiamo le conoscenze e le competenze dei tecnici qualificati, che possono aiutare a non dover pagare un conto di anno in anno più insostenibile.”