TURSI (MT) – “Non ne possiamo più. Quest’anno dobbiamo capire se conviene seminare o conviene stare fermi qualche anno. Abbiamo provato ogni forma di dissuasione, ogni forma di recinzione. È diventato tutto inutile. Quando la pressione demografica dei cinghiali è eccessiva, non c’è nulla che li trattenga”.
Lo sfogo di un agricoltore lucano di Tursi (Mt) esasperato come tanti altri in tutta Italia, dal sovrannumero dei cinghiali, che da anni devastano coltivazioni e produzioni di ogni tipo. Un’emergenza che dura da troppi anni e che cresce a dismisura, visto che gli interventi delle autorità preposte (a livello locale e nazionale) sono blandi e spesso inesistenti.
Gli agricoltori non ce la fanno più. Così Antonio Di Matteo, agricoltore di Tursi, ha indetto una gara tra tutti i cacciatori della zona. L’obiettivo è quello di eliminare il maggior numero di cinghiali nelle contrade intorno alla sua azienda agricola. Il premio è in denaro e va da 10 euro per ogni cinghialetto, 30 euro per ogni maschio solitario e 20 euro per tutti gli altri tipi di cinghiale.
Una provocazione, certo, dettata dall’esasperazione, perché come raccontiamo da anni, la situazione è insostenibile. Ma la politica tranne qualche commento di facciata resta immobile, e nella campagna elettorale in corso, c’è chi anche sta proponendo di abolire la caccia.
“Di fronte al totale immobilismo della politica locale, regionale e nazionale, gli agricoltori provano a salvarsi come possono – spiega l’agricoltore della Basilicata -. Questo immobilismo è dettato dal menefreghismo e dall’ignoranza. Il politico non conosce il problema perché non lo vive direttamente.
È un problema di difficile soluzione, ma con l’aiuto naturale della peste suina si può arginare la pressione demografica dei cinghiali.
Se negli anni passati i cinghiali si erano praticamente estinti in Italia, vuol dire che la caccia e le epidemie li avevano decimati. Dobbiamo creare le stesse condizioni, sfruttando le debolezze di una specie molto intelligente. Dobbiamo arrivare a forme eclatanti di protesta? Siamo pronti anche per questo. E se qualcuno pensa che è un problema solo degli agricoltori si sbaglia di grosso. Appena i cinghiali capiranno che nei centri abitati, nonostante il baccano, non rischiano di essere uccisi, diventeranno i padroni delle nostre comunità”.
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