REGGIO EMILIA – L’anno 2022 si è manifestato come il più importante per la siccità da almeno 70 a questa parte e la pianura Padana ha gravemente sofferto la carenza idrica causata dalla mancanza costante di riserve nevose contemporaneamente alle alte temperature; questo scenario, iniziato già nei mesi invernali, poverissimi di precipitazioni, ha giocoforza costretto il Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale ad anticipare il consueto servizio di irrigazione a beneficio delle imprese agricole del comprensorio servito tanto che l’attività ha preso il via già dalla prima metà del mese di Marzo, cosa mai avvenuta nei 12 anni precedenti.
I prelievi di risorsa idrica pur nella condizione di siccità – mediante l’ausilio degli impianti idrovori consortili in prossimità delle derivazioni da corsi d’acqua naturali, fiumi e torrenti – hanno consentito al Consorzio di derivare complessivamente oltre 160 milioni di metri cubi: il 79% direttamente dal fiume Po a Boretto, alla presa di Boretto; per il 12% dal fiume Secchia, alla Traversa di Castellarano; per il 5% dall’Enza, a Cerezzola; per il 3% dal depuratore di Mancasale, a Reggio Emilia, che consente di recuperare e depurare oltre 5 milioni di mc di risorsa proveniente da reflui; e per il restante 1% dalla falda attraverso il prelievo da pozzo.
Ad oggi risultano essere state completate circa 16.400 irrigazioni complessive ad approvvigionamento di una superficie irrigata almeno una volta somma di 25.500 ettari. La coltura prevalentemente irrigata è stata il vigneto (7.352 ettari), seguito dal mais (5.138 ettari), dal medicaio (4.292) e dal prato stabile (3.166). Seguono il pomodoro, le pere, la soia e la barbabietola.
Questi numeri, di per sé importanti, ma non straordinari per le performances che il Consorzio dell’Emilia Centrale ha ottimizzato progressivamente nel tempo, non forniscono comunque il quadro reale e tangibile delle indubbie e ingenti difficoltà che lo staff consortile e tutti i suoi operatori che capillarmente hanno presidiato il territorio hanno dovuto affrontare per poter garantire con continuità la regolarità del servizio di irrigazione nell’area gestita. Infatti, se i prelievi da Enza e Secchia si sono tutto sommato dimostrati abbastanza in linea con le più recenti annate siccitose (2012 e 2017) questa stagione irrigua passerà alla storia per la gravissima crisi idrica che ha interessato il Grande Fiume, fonte di prelievo indispensabile e prioritaria, che, soprattutto nel mese di Luglio ha toccato livelli minimi di portata che non si ricordavano a memoria d’uomo.
Per fronteggiare adeguatamente questo eccezionale stato di crisi l’Emilia Centrale ha aggiornato fin dalla metà del mese di Giugno il proprio “Piano di Conservazione della risorsa idrica e di Gestione delle Siccità” disponendo una sorta di razionamento calcolato della risorsa, preventivamente coordinato e concertato con i rappresentanti delle associazioni agricole. Grazie a queste misure e grazie anche agli investimenti effettuati nel corso tempo per assicurare il regolare funzionamento dell’impianto di Boretto (divenuto universalmente nell’immaginario collettivo il simbolo di questa crisi storica nel nostro paese) il Consorzio è riuscito a servire tutte le aziende agricole che ne hanno fatto richiesta senza lasciare a secco nessuno. Si tratta di un risultato di sistema assai di rilievo e soprattutto non scontato che mostra chiaramente lo sforzo collettivo dell’ente che si è prodigato con impegno ed abnegazione per soddisfare la complessità variegata delle richieste dell’utenza di un’area così estesa che si estende nella Bassa sulle province di Reggio Emilia, Modena e Mantova. Un risultato di eccellenza in un momento così difficile che va considerato in comunione con la componente agricola senza la quale questi traguardi di certo non sarebbero stati centrati; “La disponibilità con cui si è fatta di necessità virtù – hanno sottolineato il presidente del Consorzio dell’Emilia Centrale Marcello Bonvicini e il direttore generale Domenico Turazza – in collaborazione disciplinata con le imprese agricole è stata esemplare. L’adeguamento al Piano di razionamento della risorsa idrica delle aziende in stretta collaborazione con il Consorzio ha contribuito notevolmente a sterili dispersioni e mettendo a profitto ogni singola goccia disponibile in modo consapevole e proficuo”.
“Purtroppo – hanno sottolineato Presidente e Direttore – come ormai avviene da qualche anno, per la mancanza di acqua nel Torrente Enza verso la metà del mese di Luglio il Consorzio ha dovuto sospendere il servizio irriguo che è proseguito solo in ambiti molto localizzati grazie agli emungimenti dai pozzi. Questo è uno scenario che sicuramente non ci piace e che ci auguriamo possa mutare in fretta grazie a tutte le progettualità che si potranno mettere in campo ed in grado di alleviare queste incognite nel futuro per un’area così importante per economia e occupazione”.
Diversamente è andata invece nella zona di alta pianura servita dal Secchia che è stato nelle condizioni di consentire un, seppur limitato, apporto della risorsa per tutta la stagione irrigua. Inoltre, questa zona ha potuto disporre anche dell’acqua derivata dal fiume Po. Anche il contributo delle acque provenienti dall’impianto di depurazione e affinamento del Gruppo IREN situato a Mancasale si sono dimostrate quanto mai provvidenziali; il loro contributo, in piena crisi idrica, è stato più che prezioso. Citato come esempio virtuoso su scala nazionale e preso ad esempio pragmatico anche da molti altri operatori dei servizi idrici integrati che si stanno velocemente muovendo in questa direzione, il recupero di risorsa si è quantificato in 5 milioni di metri cubi d’acqua praticamente consegnata direttamente “al campo”, acqua che altrimenti sarebbe andata a mare Adriatico.
Per questa ragione il Consorzio saluta con soddisfazione la notizia del possibile raddoppio dell’impianto.