VENEZIA – La filiera agroalimentare produce valore e pesa in maniera determinante sulla bilancia commerciale italiana. Il fabbisogno occupazionale in questo comparto richiede professionisti adeguatamente formati, vocati all’innovazione e capaci di cogliere le molteplici opportunità di crescita che offre l’agricoltura. Alcuni di loro, donne e uomini che hanno fatto dell’amore per la natura il proprio mestiere, sono fra i protagonisti del docufilm “Il buon lavoro che c’è”, presentato nel contesto della 79esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Una produzione The Skill Group, firmata dal regista Simone Aloisio e dal giornalista Lorenzo Munegato. Al centro del viaggio ideale che racconta l’Italia del fare, del sacrificio, della fatica ma anche delle soddisfazioni lavorative, i tecnici agronomi di TIMAC AGRO Italia, che assistono gli agricoltori nella nutrizione delle piante, i tecnici di Bonifiche Ferraresi, che si occupano di agricoltura di precisione e progetti speciali sul biodiesel in Africa, e i produttori di vino della Tenuta Santa Caterina di Grazzano Badoglio.
Nel confronto tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia ha il maggior numero di occupati nell’agricoltura e nel 2021 si è posizionata al secondo posto sia per valore della produzione (13,5% del totale Ue) che per valore aggiunto (17,7% del totale Ue). Il cortometraggio rivela così uno spaccato interessante e offre agli osservatori un’evidenza tanto provocatoria quanto costruttiva: nonostante l’aneddotica, sul mercato le opportunità di impiego non mancano, basta saperle cogliere. E mettersi in gioco.
Per rispondere alla richiesta sempre crescente di supporto tecnico da parte dei clienti, TIMAC AGRO Italia, attore protagonista nella produzione e commercializzazione di fertilizzanti con stabilimenti a Ripalta Arpina (CR) e Barletta (BT), sta ampliando la sua rete di agronomi tecnico commerciali, specialisti della nutrizione vegetale che forniscono assistenza alle aziende agricole su tutto il territorio nazionale. Come Antonio e Luca, intervistati nel docufilm. L’uno operativo in Puglia, l’altro in Emilia.
Entrambi accomunati dalla passione per la terra e la nutrizione delle piante, attivi ogni giorno nella rete degli oltre 160 esperti di TIMAC AGRO Italia: la più grande squadra di agronomi d’Italia per la transizione ecologica, che propone alla filiera agroalimentare tecnologie avanzate ispirate alla natura, studiate dal Centro Mondiale dell’Innovazione Roullier.
Bonifiche Ferraresi, azienda agricola italiana attiva nella coltivazione e commercializzazione di prodotti agricoli, conta ad oggi un patrimonio di circa 7.750 ettari, affermandosi come il primo proprietario terriero in Italia. I terreni di Bonifiche Ferraresi, destinati a coltivazioni di riso, mais, grano duro e tenero, orzo, barbabietole da zucchero, erba medica, soia, orticole, piante officinali e frutta sono distribuiti fra la tenuta di Jolanda di Savoia (FE), sede della società, Mirabello (FE), Santa Caterina (AR), Arborea (OR), Massa Marittima e Monterotondo Marittimo (GR).
Non solo: la società promuove anche progettualità specifiche in Africa. Come quella seguita da Giuditta, che nel cortometraggio racconta con entusiasmo il progetto di ricerca sul biodiesel curato in Congo e finalizzato a ottenere carburante a basso impatto ambientale dall’olio estratto dai semi della pianta di ricino. Pierluigi invece, accende i riflettori sull’importanza dell’agricoltura di precisione 4.0 e su come le nuove tecnicalità impiegate in agricoltura contribuiscano sensibilmente a rendere meno faticoso il lavoro degli agricoltori.
Ne “Il buon lavoro che c’è” TIMAC AGRO Italia e Bonifiche Ferraresi risultano così due realtà distinte ma accomunate da un unico fil rouge: entrambe nutrono profonda fiducia nel loro capitale umano e agiscono quotidianamente in favore di una nuova concezione dell’agricoltura, valorizzata dalle competenze e dalla creatività di chi ha deciso di fare della cura della terra la propria ragione di vita, professionale e non solo.