ROMA – “E’ paradossale che sia la ragione sociale di un’originale esperienza italiana di sussidiarietà, quale i Consorzi di bonifica ed irrigazione (rappresentati da Anbi), ad essere il motivo di loro inammissibilità ai benefici dello scambio energetico sul posto: infatti, sono stati stralciati dallo scorso Decreto Aiuti, poiché non sono un tradizionale ente pubblico, ma semplicemente liberi cittadini, che si uniscono per gestire interessi comuni essenziali, quali la salvaguardia idrogeologica e la gestione delle acque di superficie. In questo modo, però, si penalizza l’impegno civile in favore del bene di tutti, costringendo i consorziati a farsi carico di ingiustificate bollette, anche quando gli enti sono produttori di energia da fonti rinnovabili.”
Ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), di fronte alle prospettive del caro energia, che già oggi prevede un importo complessivo 2022 quintuplicato ed incrementato di oltre 348 milioni di euro per gli enti consortili associati. A concorrere a tale straordinario aumento è anche l’eccezionale andamento climatico, caratterizzato da siccità ed alte temperature, che sta comportando un +30% tra oneri gestionali e consumi energetici, quantificabili in oltre 600.000 Megawattora annui.
I Consorzi di bonifica ed irrigazione, assimilati perlopiù ad enti economici, sono in realtà esperienze democratiche di autogoverno del territorio, obbligate per legge a chiudere i bilanci in pareggio ed i cui costi di gestione ordinaria sono ripartiti fra i consorziati, dimostrandosi esempio di federalismo fiscale applicato e di efficienza operativa, che solo chi è radicato sul territorio può garantire.
“I Consorzi di bonifica ed irrigazione – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – sono produttori di energia rinnovabile, idroelettrica e fotovoltaica, ma ne possono utilizzare solo la minima parte necessaria all’esercizio dell’impianto in loco; il resto della produzione la devono cedere ad un ente gestore per poi riacquistarla ad un prezzo maggiorato. Di fronte al caro energia ribadiamo, con ancora più forza, la nostra richiesta di poter utilizzare l’energia autoprodotta anche per la gestione degli altri impianti dell’ente consortile.”
“Chiediamo – conclude Vincenzi – di poter godere di quanto già concesso, ad esempio, alle Forze Armate, cui ci accomuna la funzione pubblica svolta, permettendo ai Consorzi di bonifica ed irrigazione l’utilizzo dell’energia autoprodotta per tutti i compiti d’istituto e non solo a servizio dell’impianto di produzione. Ciò, accanto ad un urgente intervento del Governo per abbattere gli oneri dei rincari energetici, darà respiro e prospettiva a bilanci consortili, il cui equilibrio altrimenti peserà solamente sulle economie familiari ed agricole, comportando aumenti dei prezzi al consumo e pregiudicando la competitività del made in Italy agroalimentare . Nel momento, in cui si discute di tassare gli extraprofitti, perché continuare a garantire ingiustificate rendite di posizione ai gestori elettrici?”