ROMA – “Ogni interferenza politica in materia di libero scambio incide negativamente sulla disponibilità dei prodotti e sulla formazione dei prezzi, tanto più in un settore, come quello cerealicolo, in cui ci sono preoccupanti tendenze al ribasso”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, interviene così in merito alle dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente russo, Vladimir Putin, sull’ipotesi di imporre restrizioni sulle esportazioni di grano dall’Ucraina verso l’Europa e di volerne discutere con la Turchia.
Confagricoltura fa inoltre notare che nei mesi in cui sono cessate le vendite di grano dall’Ucraina per lo scoppio del conflitto a febbraio fino allo sblocco dei porti con l’accordo di luglio, l’Unione europea ha esportato in maggiore misura proprio verso i Paesi più poveri.
“Secondo i dati della Commissione europea, a maggio di quest’anno – evidenzia Giansanti – le esportazioni di grano della UE sono infatti aumentate del 35% sullo stesso mese del 2021. Da sottolineare che l’export verso il Marocco è salito addirittura di oltre il 600% e in Tunisia del 200%”. “L’Unione europea – conclude Giansanti – ha quindi svolto una funzione fondamentale per contrastare una crisi alimentare globale. Una funzione resa possibile da un potenziale produttivo che va assolutamente salvaguardato”.
Secondo Coldiretti le minacce di Putin di tagliare le esportazioni di cereali ucraini e russi verso l’Europa costerebbe all’Italia quasi 1,2 milioni di chilogrammi di grano per la panificazione e di mais per l’alimentazione degli animali, aggravando una situazione che vede il nostro Paese dipendente dalle importazioni straniere per il 64% del frumento tenero che serve per pane, biscotti, dolci e del 47% del granturco per l’alimentazione delle stalle. A lanciare l’allarme è la Coldiretti dopo che il presidente russo, Vladimir Putin, ha detto di avere in mente di imporre restrizioni sull’esportazione di grano e sementi ucraini verso l’Europa e di volerne discutere con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Una decisione che potrebbe avere un impatto pesante anche sui prezzi al consumo in una situazione in cui il pane, proprio a causa dei rincari legati alla guerra oltre che della siccità che ha falcidiato i raccolti, è già aumentato del 13,6% nel carrello della spesa, secondo un’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione ad agosto.