VERONA – Una forte grandinata ha colpito stamattina, poco dopo le 8, il territorio veronese, colpendo con particolare veemenza la zona storica del Valpolicella doc compresa tra Fumane, Marano e Negrar e le colline dell’Est veronese da Grezzana a Mezzane e Cazzano di Tramigna. Danni da maltempo e vento anche a tetti, strutture e alberi, caduti anche sui vigneti. La grandine, accompagnata da forte vento, è durata un paio di minuti, ma è stata fitta e secca come una mitragliata, causando danni ai grappoli d’uva ormai maturi e agli oliveti.
“La botta del maltempo c’è stata, anche se come sempre la grandine ha colpito a macchia di leopardo – commenta Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto, oltre che del consorzio di tutela Valpolicella -. Molti grappoli sono a terra e ci sono parecchi acini spaccati. La preoccupazione, a una settimana dall’inizio della vendemmia, è per l’uva da mettere a riposo in cassetta per l’Amarone, che dev’essere perfetta. In parte è stata raccolta, ma tanti grappoli sono ancora sui tralci anche perché la raccolta per il vino da Valpolicella deve ancora iniziare. Se il tempo si raddrizza e non arrivano altre tempeste c’è la possibilità di recuperare un po’, perché in generale l’uva si asciuga e gli acini rotti non fanno marciume. In caso contrario il conto dei danni salirà. Conteggio che, al momento, è difficile quantificare, perché dovremo compiere le dovute verifiche nel campo e vedere, appunto, l’andamento del meteo”.
La grandine ha colpito anche gli olivi, già soggetti a una forte cascola a causa della siccità, e altri alberi da frutta. “L’ennesima mazzata all’agricoltura dopo un’estate segnata dalla siccità, dalle alte temperature e da altri eventi catastrofici, come la grandine che ha colpito il mais in luglio tra Oppeano e San Pietro di Morubio, con chicchi delle dimensioni di palline da tennis – sottolinea Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona -. Questa è la ciliegina sulla torta che non ci mancava, perché l’annata, per i vigneti, si preannunciava positiva, essendoci una buona quantità ma anche una qualità molto alta. Per fortuna una parte dell’uva era già stata raccolta e ora speriamo che, di quello che rimane, si riesca a salvare il salvabile”.