PERUGIA – “Siamo orgogliosi e convinti di portare a una rassegna fieristica così importante l’élite della zootecnia bovina da carne italiana. La prima partecipazione di ANABIC al Sommet de l‘Élevage di Clermont Ferrand, in Francia, rappresenta per noi un’importante vetrina e una grande occasione che intendiamo sfruttare al meglio”. Per Luca Panichi, presidente dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani Carne, questo battesimo internazionale di ANABIC alla 31ma edizione del Sommet de l’Élevage che si terrà a Clermont Ferrand dal 4 al 7 ottobre 2022, costituisce davvero un elemento di grande soddisfazione in grado di porre al centro dell’attenzione zootecnica internazionale una delle più importanti eccellenze agroalimentari italiane.
Con 5.600 associati che allevano complessivamente 160.000 capi, ad ANABIC fanno riferimento 5 delle più prestigiose razze bovine da carne a iniziare dalla Chianina, proseguendo con la Marchigiana, la Maremmana, la Romagnola, la Podolica, diversamente distribuite in allevamenti presenti da nord a sud in numerose regioni italiane dove mediamente, in ciascun allevamento, si contano 25-30 capi: complessivamente, non meno del 70% del bestiame è allevato al pascolo.
“La vetrina internazionale che ci offre la partecipazione al Sommet d’Élevage – prosegue Luca Panichi – ci permetterà di misurarci all’interno di uno scenario dove la competizione sarà ai massimi livelli, offrendoci la possibilità di mettere in risalto le peculiarità di un settore della zootecnia italiana che non ha nulla da invidiare ad altre realtà forse più conosciute a livello globale. A questo proposito credo sia doveroso sottolineare il ruolo fondamentale e strategico del nostro settore, da diverso tempo al centro di duri attacchi perlopiù ideologici che imputano alla zootecnia la responsabilità di molti dei mali che affliggono il nostro pianeta, inquinamento e cambiamenti climatici in primis. Nulla di più falso e sbagliato perché non solo i dati scientifici smentiscono queste teorie, ma soprattutto il nostro modello di allevamento dimostra quanto il rispetto e la tutela ambientale siano al centro della nostra attività. Con il 70% dei bovini allevati al pascolo e una consistenza media per allevamento che non supera i 30 capi il carico/ha è molto contenuto; parallelamente i dati confermano che anche le emissioni di CO2 equivalente registrano valori particolarmente bassi a cui si aggiungono le condizioni di allevamento, peraltro inserite in un contesto di condizioni climatiche molto favorevoli, che sostengono i più elevati standard di benessere animale con ricadute positive sia in termini di stato sanitario che di produttività dei bovini. È quindi sbagliato affermare che la zootecnia è un problema per l’ambiente e con orgoglio, al Sommet d’Élevage, potremo fornire informazioni e documentazione idonee per una comunicazione corretta e veritiera”.
Comunicare, informare, chiarire. Un impegno che ANABIC sta portando avanti anche con progetti scientifici all’avanguardia finalizzati a quel miglioramento genetico che può favorire una maggiore resistenza degli animali allevati alle malattie, a tutto vantaggio di una sempre più significativa riduzione di farmaci.
Impegni che di questi tempi, pur con i recenti aumenti delle quotazioni della carne bovina che hanno registrato incrementi anche del 20%, si scontrano con una contingenza molto difficile legata ai rincari delle materie prime e dei costi energetici. “ANABIC crede molto nella comunicazione capillare rivolta ai suoi associati – sottolinea ancora Panichi – e in questa direzione l’Associazione sta concentrando i suoi sforzi perché le grandi potenzialità del nostro settore si possono tradurre in fatti concreti solo facendo squadra. Stiamo attraversando un periodo particolarmente complicato, è vero, e se nel nostro settore gli aumenti legati ai costi energetici si stanno facendo sentire meno che altrove, dobbiamo fare i conti con i rincari dei carburanti, dei mangimi e con la difficoltà a reperire foraggio che quest’anno, con la grande siccità, non ha garantito le produzioni attese. Ciononostante dobbiamo guardare avanti con fiducia, convinti dell’importanza delle nostre produzioni e del territorio che le rappresenta. Il valore che porteremo al Sommet d’Élevage sarà proprio questo: eccellenze zootecniche italiane e legame col territorio”.