Allarme OMS alcol. Binge drinking: Emilia Romagna e Nord Est dove si beve di più, ma il vino di qualità non c’entra

ROMA – Ha fatto molto discutere in Italia la risoluzione adottata dall’Oms il 15 settembre scorso per limitare i consumi di alcol e che rischia di mettere in crisi un comparto strategico per il made in Italy come il vino.

L’Italia è considerata la patria del bere bene e responsabilmente ma anche nel nostro Paese sono aumentati specie tra i giovani e giovanissimi quei comportamenti considerati a rischio come il binge drinking ossia la tendenza a consumare 5-6 drink nella stessa serata e il bere lontano dai pasti.

Secondo un’interessante ricerca dell’Istituto superiore di Sanità nel biennio 2020-21, il 56% degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni dichiara di consumare bevande alcoliche, e il 15% – ossia una persona su sette – ne fa un consumo che può essere considerato a “maggior rischio” per la salute, non solo per quantità ma anche per modalità di assunzione.

Il consumo “a maggior rischio”, a differenza del consumo abituale eccessivo, avviene più frequentemente fra i giovani e i giovanissimi (18-24 anni), arrivando a sfiorare il 30%. È inoltre più diffuso fra gli uomini (19% vs 12% nelle donne) e fra le persone socialmente più avvantaggiate (17% vs 13% di chi ha molte difficoltà economiche) o con un alto livello di istruzione (17% fra i laureati vs 7% fra chi ha al più la licenza elementare).

Dal 2010 a oggi si è osservato un lento ma progressivo aumento del consumo di alcol a maggior rischio, determinato dall’aumento del binge drinking e del consumo prevalentemente-esclusivamente fuori pasto, un trend che si è arrestato solamente durante la pandemia, in considerazione delle minori occasioni di incontro e socialità, per poi ritornare nel 2021 sui valori pre-pandemici. Una tendenza diametralmente opposta ha invece interessato il consumo elevato abituale di alcol (maggiormente diffuso presso le classi sociali meno abbienti e gli individui meno giovani) che andava negli anni via via riducendosi salvo poi tornare a crescere durante i mesi di lockdown.

Dall’osservazione dei dati territoriali emerge che il consumo di alcol a “maggior rischio” resta una prerogativa dei residenti nel Nord Italia (con un trend in aumento soprattutto per il binge drinking) e in particolare nel Nord Est. A guidare la classifica delle regioni dove questi comportamenti sono più ricorrenti è la provincia autonoma di Bolzano con una quota che sfiora il 35% degli abitanti, seguita, tra le Regioni del Nord, dalla provincia di Trento (29,4%), dal Friuli Venezia Giulia (28,3%) e dal Veneto (25,5%). Veneto e Friuli Venezia Giulia sono anche tra le regioni dove in generale si beve di più: l’incidenza del consumo arriva rispettivamente al 70,4% e 70,1% della popolazione adulta, inferiore sono a quella dell’Emilia Romagna (71,9%).

Da evidenziare è poi il caso del Molise, unica regione del Meridione in cui il consumo di alcol a maggior rischio si colloca su valori nettamente più alti della media nazionale, 33,1% oltre doppio rispetto al 15% dell’Italia nel suo complesso, e secondo solo alla provincia di Bolzano.

Tra le regioni “più virtuose” troviamo invece Calabria (5,6%), Puglia (6,2%) e Basilicata (8,5%), mentre la Campania è in assoluto la Regione dove il consumo di alcol, anche moderato, è il più basso d’Italia (43,2%).

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