ROMA – Il caro-energia, ormai fuori controllo, sta letteralmente spegnendo migliaia di aziende agricole, stalle, serre e strutture agrituristiche, sempre più a rischio chiusura per il continuo rialzo dei costi di produzione. Serve un accordo forte a livello europeo per bloccare il prezzo del gas aumentato dell’800% in un anno. Allo stesso tempo occorre sostegno per le imprese agricole interessate a realizzare impianti fotovoltaici oltre il proprio autoconsumo. A ribadirlo è Cia-Agricoltori Italiani in occasione della riunione informale del Consiglio europeo, in corso a Praga, e nella giornata dei Praesidia straordinari del Copa-Cogeca, appuntamenti importanti per trovare una via d’uscita dalla crisi energetica.
Le misure finora proposte -sottolinea Cia- non sono né efficaci né tempestive. Serve maggiore controllo dell’Ue sui piani di razionamento del gas degli Stati membri per dare priorità al settore agroalimentare, come certezza sull’accesso del settore agricolo all’energia e sulla ridotta volatilità dei prezzi dell’energia. Per fronteggiare i prezzi altissimi dei fertilizzanti, la cui produzione si è ridotta del 70%, va incentivato l’uso di quelli organici e del digestato, superando vincoli obsoleti, come la soglia di 170 kg di azoto per ettaro annui, e vanno sospesi i dazi per l’urea.
Per Cia, dunque, il tempo è scaduto e serve dall’Europa una chiara dimostrazione di coesione sulle politiche per l’energia, un’azione congiunta e tempestiva, anche in vista dell’inverno, a tutela della sostenibilità economica delle imprese agricole, chiamate a garantire la sicurezza alimentare.
“Allo stesso tempo -chiosa il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- abbiamo bisogno di un nuovo governo nazionale operativo il prima possibile, che garantisca stabilità al ruolo dell’Italia in Europa e metta subito in campo misure strutturali anticrisi”.