PIACENZA – 17 pecore uccise in due settimane: è questo il tragico bilancio degli attacchi dei lupi al gregge di pecore della famiglia Gusai, associata a Confagricoltura Piacenza, che gestisce un noto agriturismo sul passo del Cerro tra Bettola e Perino. I Gusai sono conosciuti perché propongono la cucina della loro terra d’origine, la Sardegna, allevando il bestiame e coltivando i terreni dove la collina piacentina cede il posto alla montagna appenninica.
“Abbiamo 500 pertiche – spiega Andrea Gusai che con il fratello Giuseppe e il papà Luca conduce l’azienda agricola con l’agriturismo annesso – i nostri terreni sono 700 metri di altitudine, in parte li coltiviamo a cereali, patate e altre colture poco esigenti, in parte li riserviamo al pascolo, facendo solo un primo sfalcio in primavera, ma con questa situazione non ci fidiamo a lasciare liberi gli animali che non sono più al sicuro neppure nel recinto delle pecore vicino casa, dato che le ultime due volte i lupi sono entrati persino lì. Li abbiamo visti: tre sono sempre qui vicino, mio fratello ne ha visto uno vicino al cortile.
A Montosero hanno avvistato un branco di 15 esemplari”. È preoccupato e abbattuto: “Alla sera mettiamo gli animali in stalla, abbiamo 40 ettari di pascolo di fatto inutilizzabili, è un danno immenso. Come si fa a gestire le recinzioni su una dimensione simile con cinghiali, caprioli e cervi che passano e distruggono, ci vorrebbe una persona che quotidianamente monitorasse tutte le recinzioni facendo solo quello e poi sotto casa ci hanno sbranato i capi uccidendo un montone che da solo cosa 1500 euro. Le altre pecore sopravvissute, dal terrore, non fanno più latte”. L’azienda ha anche altri animali: qualche vacca per la linea vacca vitello, una decina d’asini e animali da cortile. “Avevamo i maiali, ma ora li abbiamo abbattuti per evitare il rischio della Peste Suina Africana, tutti gli altri animali li teniamo vicino a casa. Io ho paura persino per i mei tre nipoti, il più grande ha 10 anni e il piccolo 4, non siamo tranquilli neppure per loro. Speriamo proprio non ci siano disgrazie più grandi. I danni non si possono più contare – prosegue l’allevatore – considerate poi che d’estate le pecore pascolano di notte, ma le devo rinchiudere, cosa faccio? Sta diventando impossibile. Io non ce l’ho con il lupo, ma la situazione deve essere gestita, chi lo protegge lo tenga a bada”.
“Da tempo denunciamo lo strabismo di un Paese che impone in allevamento norme di benessere animale che vogliono i vitelli in cuccetta singola con la possibilità di vedersi gli uni gli altri poi lascia che accadano queste cose, con gli allevatori inermi di fronte allo scempio dei loro animali. Mi chiedo dove sia il benessere animale con un gregge che viene massacrato e con gli animali superstiti che restano traumatizzati. Chiediamo che si torni alla sostanza dei problemi e che si trovino soluzioni. Non ci possiamo più permettere di concentrarci sulle bazzecole, mentre è a rischio la sopravvivenza degli allevamenti e delle imprese. Già da tempo non è redditizio vivere in campagna, ora sta diventando anche sempre più pericoloso”.