ROMA – “Questo importante evento è uno di quei momenti, che auspichiamo siano sempre più frequenti per condividere e sviluppare le conoscenze su una materia dalle molteplici ricadute sulla vita del pianeta e sull’intera umanità. Senza suolo, infatti, non ci sarebbero né cibo né molte materie prime, non si avrebbe la depurazione dell’acqua e dell’aria, non avremmo molti di quelli che chiamiamo ‘servizi ecosistemici’, indispensabili per la vita sulla Terra” così Carlo Gaudio, presidente del CREA, in occasione del 43° Congresso nazionale della Società Italiana della Scienza del Suolo (SISS), coorganizzato dal CREA, con i suoi centri di Agricoltura e Ambiente e Politiche e Bioeconomia, che si chiude oggi 7 ottobre a Roma, dopo un’intensa tre giorni.
I risultati del 43° Congresso nazionale SISS. Il Congresso è stato l’occasione per fare il punto su una risorsa talvolta ancora misconosciuta e sottovalutata, ma dal valore inestimabile, in un contesto fortemente influenzato dai cambiamenti climatici, affrontando temi che spaziano dallo sviluppo sostenibile, alla biodiversità, alla gestione agricola e forestale, fino ad arrivare alla digitalizzazione delle informazioni pedologiche.
Sono state presentate 32 relazioni scientifiche e 5 relazioni a invito, da cui emerge che, nonostante gli ormai 100 anni di studi effettuati, il suolo costituisca ancora una materia per gran parte inesplorata. Occorre saperne di più sulla mitigazione dell’erosione, sulle modalità di reintrodurre funzionalmente la sostanza organica, sul ruolo dei suoi microrganismi e sul riutilizzo delle biomasse derivate dal processo agroalimentare per migliorare la salute del suolo. Si tratta di conoscenze necessarie non solo al settore agroforestale, ma anche per il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici e per il mantenimento degli ecosistemi terrestri e marini. Per questo, al suolo è stata riconosciuta un’importanza economica e politica di primo livello.
Il suolo in cifre.
Oltre il 95% della produzione di cibo e, quindi la vita dell’uomo, dipende dal suolo che, nei suoi primi 5 cm, ospita il 90% della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi, che sono in grado di regolare i nutrienti indispensabili per le colture. È un bacino di carbonio globale, riduce le emissioni di anidride carbonica e di altri gas a effetto serra, contribuendo ad aumentare così la resilienza ai cambiamenti climatici, oltre a purificare e regolare le acque (decine di migliaia di km3 di acqua l’anno). Si tratta di una risorsa preziosa e non rinnovabile, visto che per formare un solo cm di suolo fertile ci vogliono dai 100 ai 1.000 anni. Eppure, oggi, oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e ogni mezz’ora se ne perdono 500 ha, con ricadute significative anche a livello economico, oltre che ambientale: 75 miliardi di tonnellate di suolo coltivabile in meno ogni anno, a livello mondiale, costano circa 400 miliardi di dollari di produzione agricola persa.
“Molti dei problemi economici e sociali a cui assistiamo a livello nazionale e globale dipendono dal suolo – ha dichiarato Giuseppe Corti, Direttore del CREA Agricoltura e Ambiente -. In Italia i suoli in 50-70 anni hanno perso a causa dell’erosione decine di centimetri di spessore e, di conseguenza, il 35% (dato nazionale) della loro capacità di ritenere acqua. Parallelamente, la riduzione di sostanza organica del suolo si andava trasformando in anidride carbonica. Tradotto – conclude Giuseppe Corti, che è anche Presidente eletto SISS – le più frequenti alluvioni che registriamo negli ultimi due decenni, oltre che a cattiva gestione del territorio e degli alvei, sono dovute alla ridotta capacità del suolo di contenere acqua. Portandosi dietro morti e distruzioni che una seria politica di gestione dei suoli, dei versanti e di recupero della sostanza organica potrebbe considerevolmente ridurre”.