MILANO – Pubblicato uno studio realizzato dall’Area Studi Mediobanca, nel quale si evidenzia il gap che le imprese vitivinicole italiane registrano rispetto a produttori esteri, in particolare francesi, sotto il profilo dei valori unitari. Un export, quello del vino italiano, definito da Mediobanca “concentrato, di prossimità ma ancora povero”, in particolare sotto il profilo del prezzo medio: 32,2 USD per la Francia contro 25,3 USD per l’Italia. Un dato in parte compensato dal confronto sui volumi di esportazione, che vede l’Italia prevalere ampiamente nel confronto con la Francia, e sul trend di crescita del valore complessivo delle esportazioni negli ultimi 10 anni: + 39,4 % per l’Italia, + 29,5% per la Francia.
Secondo quanto evidenziato dai dati dell’Osservatorio di Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime per il packaging, come la carta per le etichette (+36%), le capsule e soprattutto il vetro (+47%), stanno mettendo a dura prova la produzione delle imprese del comparto vino, e conseguentemente la loro crescita. e aziende hanno subito l’impennata dei costi di produzione e trasporti, con l’energia, in particolare, che ha segnato rincari tra il 150 e il 200%. Tutto questo in un quadro inflattivo che vede l’85% degli italiani adottare, o pronti ad adottare, strategie di risparmio per contrastare la diminuzione del potere di acquisto.
Secondo Nomisma, nei primi 6 mesi del 2022 il mercato del vino in Italia ha registrato una contrazione delle vendite in GDO in valore e volume a fronte però di una forte ripresa dei consumi nel canale Ho.re.ca. Contestualmente l’export ha proseguito la sua corsa, con ottime performance in valore (+14% nel primo semestre dell’anno rispetto) ma una stazionarietà in volume. La crescita del nostro export vitivinicolo in valore è però legata all’inflazione e all’apprezzamento del dollaro rispetto all’euro.
Per quanto riguarda il mercato dei consumi fuori casa, secondo i dati di TradeLab, gli effetti della pandemia sono ancora visibili: nonostante siano terminate le restrizioni rispetto all’inizio della crisi. Il 2021 ha fatto registrare 65 mld di euro di consumi fuori casa legati ai servizi food & beverage contro gli 85 mld del 2019 (-23% rispetto ai livelli pre-pandemici).
Dai lavori è emerso che nei prossimi 2/3 anni i vini italiani che cresceranno saranno in prevalenza quelli dei vitigni biologici e sostenibili, nei confronti dei quali i mercati esteri esprimono un interesse crescente, anche relativamente al packaging ecosostenibile e alle colture biodinamiche. Ricercati all’estero anche i vini di vitigni autoctoni e di specifici territori italiani e, a sorpresa, anche quelli low alcohol stanno diventando sempre più di tendenza. Destinato a crescere di importanza anche il canale e-commerce, sempre più utilizzato, soprattutto in UK, Usa e Francia, e con ampi margini di crescita, soprattutto per Italia e Germania, paesi finora poco ricettivi a questa modalità di acquisto.