LIVORNO – Seppur messe a rischio dall’aumento dei costi di produzione, sono iniziate le semine autunnali, in particolare quelle dei cereali dove grano duro e grano tenero la fanno da padrone.
Un aumento di costi per il settore cerealicolo davvero notevole confrontando i prezzi del settembre 2021 con quelli del 2022:
- Prodotti energetici + 62,5%
- Fertilizzanti e concimi + 34,7%
- Carburanti + 54,1
- Sementi + 9,6%
Gli agricoltori – sottolinea Cia Etruria – sanno bene che molto spesso non basta curare al meglio tutti gli aspetti agronomici per avere un raccolto soddisfacente. Ci sono infatti i fattori climatici avversi che non sono controllabili e che purtroppo non sono più definibili straordinari vista la frequenza ormai annuale di periodi molto siccitosi come quello vissuto quest’anno, spesso seguiti da piogge improvvise di grande intensità che contribuiscono poco al ripascimento delle falde acquifere e non di rado provocano danni importanti sia alle coltivazioni sia all’assetto idrogeologico.
La semina dei cereali è una di quelle lavorazioni che hanno un grande significato. Cereali vuol dire soprattutto grano duro e grano tenero, cioè la materia prima per produrre essenzialmente pasta e pane, tra gli alimenti principali delle nostre tavole e della dieta mediterranea
Alle preoccupazioni tradizionali degli agricoltori legate ai vari fattori di rischio esterno, da un po’ di tempo si sono aggiunte quella dell’incremento esponenziale dei costi di produzione.
“Fino a due anni fa seminare un ettaro di cereali costava poco meno 900 euro, la semina 2022 avrà un costo medio di 1.400 euro con un aumento che sfiora il 60% – afferma Cinzia Pagni, presidente di Cia Etruria – mentre l’incremento medio del prezzo di mercato dei cereali è stato di appena l’11%, una situazione insostenibile per le nostre imprese”.
Il Comitato Esecutivo di Cia Etruria riunitosi in questi giorni chiede interventi urgenti a tutti i livelli istituzionali, ognuno per le proprie competenze. Si va verso la nuova programmazione comunitaria e serve una PAC che riduca il peso burocratico e che dia nel contempo risposte più efficaci alle aziende agricole, servono interventi che contrastino le manovre speculative che da sempre condizionano il mercato dei cereali e tolgono ogni forza contrattuale ai produttori. Servono però anche azioni immediate per ridurre i costi di produzione ad esempio estendendo il credito di imposta finalizzato alla riduzione dei costi energetici e per ridurre altri costi aziendali generali prevedendo ad esempio la sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e delle rate dei mutui o dei finanziamenti in carico alle aziende.
“Contiamo che il nuovo Ministro dell’agricoltura riconosca l’estrema gravità della situazione dell’intero comparto agricolo si faccia carico di assumere provvedimenti conseguenti da parte del Governo” è l’auspicio della presidente Pagni.
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