ROMA – Per fronteggiare la crisi energetica e accelerare la transizione ecologica occorre un piano di sviluppo serrato nei tempi che aumenti significativamente la produzione di energia rinnovabile in Italia, e che semplifichi immediatamente gli iter autorizzativi, abbattendo le lunghe tempistiche per l’installazione degli impianti fotovoltaici utility-scale. Nel corso del 2022, come fotografato dal GSE, l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha coperto soltanto 18,9% del fabbisogno nazionale di energia, di questa meno di un quarto è prodotta da fonte solare. Cifre esigue che, nonostante i recenti aumenti in termini di nuova potenza installata, pongono il nostro Paese in ritardo sia rispetto alle richieste immediate dei cittadini sia rispetto agli obiettivi indicati dall’Ue al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 55%.
Sono i principali temi al centro del convegno “Fotovoltaico, una risorsa rinnovabile per lo sviluppo del Paese” organizzato dall’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, che riunisce i principali operatori nel settore delle rinnovabili, al quale partecipano il Viceministro all’Ambiente e alla sicurezza energetica Vannia Gava, il Presidente di Anie Rinnovabili Alberto Pinori, il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani, il Direttore Affari Regolatori di Terna Fabio Bulgarelli, i portavoce dell’Alleanza per il fotovoltaico, Alessandro Ceschiat e Andrea Cristini, e i parlamentari Silvia Fregolent, Marco Simiani, Erica Mazzetti, Marco Dreosto, Enrico Cappelletti e Ylenja Lucaselli.
Il fotovoltaico a terra, grazie all’evoluzione tecnico-scientifica di cui è stato protagonista negli ultimi 15 anni, rappresenta la soluzione più immediata ed economica per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, per rispondere all’emergenza energetica e climatica. Per aumentare il contributo del fotovoltaico non si può infatti, investire soltanto sulle installazioni sul tetto. Posto, infatti, che si coprissero tutti i tetti, le superfici disponibili non sarebbero sufficienti per raggiungere la potenza necessaria. Inoltre, non tutti i tetti possono ospitare impianti per ragioni di vincoli paesaggistici e di fattibilità tecnica. Inoltre questo tipo di interventi sono a carico dei privati e richiedono anni per l’approvazione e l’ammortamento: sono ad appannaggio di una fetta molto ristretta della popolazione.
Bisogna infatti considerare che in consumi elettrici residenziali – come certificato da Terna – interessano soltanto il 22% del totale. Sono soprattutto le industrie (44%) e il terziario (32%) ad aver bisogno di energia. Nel complesso (dati PNIEC 2019) l’Italia dovrebbe raggiungere circa 52 gigawatt di impianti fotovoltaici entro il 2030, un obiettivo ancora troppo lontano considerando che in media la potenza prodotta è di 1GW all’anno fronte dei 6 GW richiesti. Nonostante i molteplici interventi normativi per la razionalizzazione dei procedimenti autorizzativi e dei soggetti coinvolti, serve maggiore impulso.
“In questa direzione, dall’azione del nuovo Governo giungono i primi segnali positivi, ovvero l’intenzione di raggiungere i 70 GW in sei anni e non più in dieci, e di potenziare la Commissione che esamina le istanze di Via (valutazione di impatto ambientale) portandola da 40 a 70 membri, in modo tale da accelerare l’iter delle autorizzazioni. Si registra infatti un trend positivo nella presa in esame dei progetti e nel passaggio alla fase istruttoria. Permangono tuttavia due colli di bottiglia. Le tempistiche della verifica amministrativa sono troppo lunghe, per mancanza di personale e strumenti informatici adeguati. Ulteriore criticità risiede nei rallentamenti legati al MIC, che poiché esprime troppo spesso parere negativo fa approdare i progetti in CDM, generando così una procedura che da straordinaria sta divenendo ordinaria”, sottolinea Andrea Cristini, Founder di Greenergy e portavoce per l’Alleanza per il fotovoltaico in Italia.
“La presenza di piccole e grandi imprese, nazionali e straniere, pronte ad investire decine di miliardi in Italia per lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili rappresenta un’occasione per portare nuove opportunità di crescita nei territori, favorendo il radicamento della filiera e dell’industria. Lo sviluppo tecnologico, la collaborazioni tra società e università, lo scambio tra vecchie e nuove professioni, sono un’occasione di crescita e sviluppo dei territori, che, se accompagnati da nuove politiche del lavoro e dell’industria possono assumere un ruolo chiave per la crescita del Paese. Al contrario i continui cambi di strategia e i rallentamenti mettono a rischio gli investimenti dei prossimi anni, ma anche i posti di lavoro. Per questo ancor di più si chiede alla politica programmazione, chiarezza, condivisione e collaborazione” il commento di Alessandro Ceschiat, General Manager Italia di Enfinity Global e portavoce per l’Alleanza per il fotovoltaico in Italia.