ROMA – Preservare e proteggere la biodiversità in tutto il territorio dell’Unione europea è un obiettivo centrale. Più gli ecosistemi sono vari e più sono resilienti.
“Azione di Carlo Calenda – si legge in una nota stampa – affronta le questioni con pragmatismo, senza estremismi, né ideologie”.
“I populisti verdi e di estrema sinistra, in modo totalmente caricaturale, sostengono che qualsiasi cambio nella legislazione europea, nazionale o regionale coincida con la volontà di eradicare la fauna selvatica. Non è affatto così. Le legislazioni sono state fatte perché questi animali, in particolare lupi e orsi erano spariti in Europa. Siamo felici che questa fauna selvatica sia di ritorno, è la prova che le politiche europee funzionano. Ora però la situazione va valutata alla luce della realtà di oggi in modo da contenere le specie che sono fuori controllo. Contenimento non eradicazione” sottolineano Caterina Avanza, responsabile agricoltura europea per Azione e Annalisa Baroni, responsabile settore agroalimentare per Azione.
Lo statuto dei grandi carnivori è definito dalla Convenzione di Berna sulla quale si basa la Direttiva europea chiamata Habitat. È in corso, fino al 2 dicembre, la 42esima riunione del Comitato permanente della Convenzione di Berna. La questione del lupo farà parte delle discussioni di questa riunione con la proposta di modificarne lo statuto da “altamente protetto” a “protetto”.
Il Parlamento europeo ha votato giovedì 24 novembre, una risoluzione che riconosce pienamente gli impatti dell’aumento delle popolazioni di predatori e sottolinea i limiti delle normative in vigore a livello europeo, arrivando a chiedere una revisione periodica degli allegati della Direttiva Habitat che definiscono il livello di protezione del lupo. Sull’emendamento 18 del PPE, che invita la Commissione a modificare lo stato di protezione se lo stato di conservazione lo giustifica, l’ampio voto a favore del gruppo Renew Europe ha compensato l’opposizione di S&D, Verdi e Sinistra.
Con questa risoluzione, il Parlamento europeo invita la Commissione e gli Stati membri a “riconoscere che le attuali misure preventive sono insufficienti” e “spesso rappresentano un onere aggiuntivo per gli agricoltori”.
Azione considera la risoluzione come un primo passo importante ma chiede di accelerare. “Gli allevamenti, in particolare quelli in zone di montagna, svolgono un ruolo non solo importante per la produzione di cibo ma anche di preservazione del territorio e dell’ambiente. La pastorizia e l’allevamento di montagna sono fondamentali per la riduzione del dissesto e per la prevenzione anti incendi” continua Avanza.
“Come possiamo immaginare di garantire il ricambio generazionale in agricoltura, in particolare nelle zone di montagna e appennino, se sottoponiamo i nostri allevatori allo stress di attacchi costanti da parte dei grandi carnivori? Una politica di contenimento di alcune specie è necessaria se non vogliamo lo spopolamento definitivo delle zone interne” ha affermato Caterina Avanza.
Oltre ai grandi carnivori, regolati dalla legislazione europea, Azione sprona il governo e i governatori delle regioni a intervenire con più efficacia sul contenimento dei cinghiali e nutrie che provocano danni e distruzione dei raccolti.
I cinghiali oltre a danneggiare i raccolti sono portatori di peste suina africana che se diffusa può portare all’abbattimento di massa di interi allevamenti. Inoltre la peste suina potrebbe avere conseguenze disastrose anche sull’export in quanto diversi paesi extra europei non ritirano carni e quindi salumi da paesi nei quali è presente la PSA (peste suina africana). Il non controllo dei cinghiali potrebbe avere ripercussioni gravissime sulle esportazioni delle eccellenze italiane, come il Prosciutto di Parma.
“Il ministro Lollobrigida ci sembra molto impegnato a difendere l’agricoltura naturale contro il cibo sintetico, che ancora non esiste sul mercato europeo, ma non ci sembra che stia facendo abbastanza per trovare delle soluzioni a delle problematiche a cui gli agricoltori sono confrontati oggi, come appunto la questione del contenimento della fauna selvatica. Se agli attacchi dei grandi carnivori, la distruzione dei raccolti, aggiungiamo il caro energia e fertilizzanti, più l’inflazione sulle materie prime, rischiamo che l’agricoltura naturale sparisca ben prima di essere minacciata dal cibo sintetico” fa notare Caterina Avanza per Azione (Terzo Polo).
Azione, chiede al governo di tenere alta la pressione al Consiglio europeo sullo statuto dei grandi carnivori e di lavorare, con urgenza, ad una strategia di contenimento delle specie sulle quali ha competenza, in collaborazione con le regioni. Serve un piano nazionale, declinato regionalmente per ridurre il numero e la capacità riproduttiva attraverso la sterilizzazione, la contraccezione e la caccia di contenimento semplificandone le procedure.