VENEZIA – Voucher: dopo cinque anni torna uno strumento importante per l’agricoltura. Confagricoltura Veneto, per anni, ne aveva chiesto il reintegro, dato che tutte le forme sostitutive messe in atto, nel frattempo, si sono rivelate complicate e di difficile utilizzo. La legge di bilancio licenziata dal governo Meloni reintroduce, invece, i buoni lavoro, con un valore nominale di 10 euro lordi all’ora e un tetto di reddito per i lavoratori fissato a diecimila euro. I voucher non saranno più riservati a pensionati, giovani e disoccupati, ma includeranno tutte le categorie.
“Siamo felici della reintroduzione dei voucher – sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -, strumento che per le imprese agricole si è rivelato assolutamente importante per far fronte ai picchi di lavoro in campagna, quali sono le fasi di raccolta, offrendoci la possibilità di assumere manodopera per brevi periodi, con una burocrazia molto ridotta. I voucher concorrono a combattere il lavoro irregolare, in quanto il lavoratore viene messo in regola e si vede versati i contributi. Molto bene anche l’innalzamento del tetto per l’utilizzo dei buoni lavoro, che sale a diecimila euro, per un massimo di 45 giorni lavorati. Per l’agricoltura, per il periodo di raccolta, riteniamo che siano più che sufficienti”.
I dati dell’Inps relativi al 2016, l’ultimo anno in cui furono utilizzati prima della loro abolizione, sono la prova che in agricoltura sono sempre stati utilizzati in modo corretto. Nei primi otto mesi del 2016, in Veneto, erano stati 223.840 i voucher complessivi venduti per le raccolte nei campi. Treviso ne aveva totalizzati 77.825, seguita da Verona con 72.601, quindi Venezia con 33.646, Vicenza con 16.856; Padova con 13.567; Rovigo con 6.672 e Belluno con 2.673. L’utilizzo dei voucher era risultato fortemente in calo rispetto ai 615.305 del 2015 (dati dal 1° gennaio al 31 dicembre), mentre avevano registrato un forte aumento le assunzioni a tempo determinato.
Giustiniani ricorda che i voucher “vengono utilizzati per prestazioni meramente occasionali e accessorie, da svolgere nei momenti di maggiore necessità. Non vanno, dunque, a penalizzare il lavoro agricolo subordinato, che non può essere retribuito con i buoni lavoro. I dati dell’Inps del 2016 avevano già evidenziato come, in agricoltura, fossero usati senza alcuna forma di abuso, dato che costituivano solo il 2% dei voucher complessivi utilizzati nel mondo del lavoro”.