ROMA – “Incoraggiare l’ingresso dei giovani in agricoltura facendoli rimanere in modo duraturo non è semplice. Lo dicono i numeri. I dati del Censimento Generale dell’Agricoltura rivelano che negli ultimi 10 anni sono sparite 82.000 aziende condotte da under 35. È giunto il momento di riflettere sull’efficacia delle misure fin qui adottate, rimettendo in discussione l’impalcatura generale di quelle destinate al ricambio generazionale, in un’ottica di sistema e continuità temporale”. Lo ha affermato Giovanni Gioia, presidente Anga, intervenendo all’Evento nazionale Rural Worlds “Quale Agricoltura nel 2030?” organizzato dalla Rete Rurale al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
Per il presidente dei giovani di Confagricoltura occorrono scelte chiare e coraggiose, a partire dalla dotazione finanziaria che è ancora insufficiente e non ben indirizzata. “In agricoltura – ha spiegato – gli elevati costi di avviamento e investimento in beni strumentali si combinano, generalmente, a tempi di rientro lunghi. È certamente utile aver confermato il sostegno complementare al reddito, che dovrebbe essere prolungato ai primi dieci anni dall’insediamento, insieme a strumenti di supporto finanziario e agronomico che accompagnino il giovane negli anni cruciali per lo sviluppo e il consolidamento aziendale”.
Quei giovani, decisamente ancora pochi, che scelgono di fare impresa agricola sono quelli che potranno garantire un futuro al settore. Hanno titoli di studio più elevati, sono naturalmente portati ad investimenti in innovazione e diversificazione e conducono aziende con una dimensione media doppia rispetto a quelle condotte da over 40 (18,3 ettari contro 9,9 ettari).
“Occorre – ha concluso Giovanni Gioia – rimuovere le barriere all’insediamento, a partire da quella creditizia, ma soprattutto effettuare un cambio di passo che porti a scelte concrete, ridisegnando i sostegni all’agricoltura in modo da premiare chi lavora in maniera efficiente e sostenibile. Solo così si faranno fruttare questi investimenti, evitando che i fondi si disperdano in spesa improduttiva per l’economia e l’ambiente”.