ROMA – Lo sviluppo di sinergie e know-how da presentare con un documento condiviso ai governi di Italia e Giappone per migliorare l’interscambio di prodotti, competenze ed eccellenze. E’ questo l’obiettivo della decima riunione del Forum Italia-Giappone 2022 realizzato da Japan Italy Economic Federation in collaborazione con Cia-Agricoltori Italiani, intitolato: “Scenari e prospettive comuni della transizione ecologica. La sicurezza alimentare ed energetica come chiave per il rilancio dell’economia”.
All’incontro del business group italo-nipponico è intervenuto per Cia il presidente nazionale, Cristiano Fini, che ha ribadito l’importanza di un osservatorio permanente sulle relazioni economiche fra i due Paesi, con l’obiettivo di attuare strategie comuni per superare le sfide locali e quelle globali, costruendo un futuro sostenibile per le prossime generazioni.
Fini si è soffermato sul ruolo centrale rivestito dall’agricoltura nelle priorità strategiche per il futuro di Italia e Giappone: dalla lotta al cambiamento climatico, all’implementazione di fonti energetiche rinnovabili, fino all’innovazione tecnologica e al tema dell’autosufficienza alimentare. Quest’ultimo è particolarmente urgente perché in stretta relazione con la riduzione dell’impatto ambientale, che ha effetti rilevanti sulla nostra capacità produttiva. Senza dimenticare le conseguenze del conflitto russo-ucraino, che ha mostrato l’eccessiva dipendenza dai mercati internazionali delle materie prime agricole. Servono nuove strategie di approvvigionamento che premino scelte lungimiranti.
“La transizione verso sistemi di produzione adeguati alla sicurezza alimentare e alla tutela dell’ambiente -ha dichiarato Fini- è la vera sfida improrogabile per le nostre aziende, ma deve essere guidata dai reali bisogni degli agricoltori, perché il concetto di sostenibilità non può essere dissociato dalle sue accezioni economiche e sociali”.
In merito alle criticità che caratterizzano le aree rurali dei due Paesi, Fini ha posto l’accento sulla questione del consumo del suolo dei territori e sull’eccessiva urbanizzazione, che ha determinato nel tempo l’abbandono dell’attività agricola nelle aree collinari e montuose. Questo ha causato un grave peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico e, allo stesso tempo, la proliferazione incontrollata della fauna selvatica.
“Alla gestione delle catastrofi naturali di natura antropica si unisce nei nostri fragili Paesi la questione sismica –ha proseguito Fini-, ponendo al centro delle politiche territoriali la necessità di un sistema efficace di prevenzione e di gestione del rischio naturale”.
Occorre, infine, una nuova visione delle aree rurali come motore dello sviluppo sostenibile, in grado di promuovere un approccio innovativo, tenendo conto anche della questione demografica. Italia e Giappone sono, infatti, i due Paesi più “anziani” del pianeta e la bassa natalità è strettamente legata all’importanza del ricambio generazionale nel settore primario.