ROMA – L’emendamento in Manovra che ha portato in primo piano l’emergenza cinghiali, e la possibilità di azioni di contenimento anche in aree non venatorie, sta continuando a far discutere.
Se da parte del mondo agricolo si è accolto la norma approvata dalla Commissione bilancio della Camera con entusiasmo, e con commenti favorevoli visto che la questione ungulati rappresenta una vera e propria emergenza da troppi anni; da sinistra e dalle sigle ambientaliste, si sono alzati pareri di tutt’altro tenore.
“Penso che i commenti negativi – dice ad agricultura.it Tommaso Foti, primo firmatario dell’emendamento di Fratelli d’Italia – siano dettati da una componente di malafede, sembra di essere in un film dell’orrore. Si nega l’evidenza, ovvero l’emergenza in atto causata da animali selvatici, e si nega ciò che in passato M5S e PD ritenevano la strada giusta da compiere. Il 95% dei contenuti del mio emendamento erano contenuti nella proposta di legge di Gallinella: è possibile che quello che a marzo va bene, a dicembre sia diventato il male assoluto? Non posso pensare che ci sia stata una dimenticanza, credo invece che ci sia la volontà di attaccare, soprattutto del M5S”.
Il deputato di Fratelli d’Italia ricorda i danni causati dai cinghiali all’agricoltura italiana, i costi per gli indennizzi, ma soprattutto “le persone morte in incidenti stradali provocati dagli animali” sottolinea Foti.
Cosa succederà adesso? “Sono consapevole che l’opposizione vorrebbe condizionare l’iter. Per quanto mi riguarda – continua il padre dell’emendamento – sono disponibile al dialogo, ma inflessibile. Ritengo che questo emendamento serva all’Italia e agli italiani, alla salute e alla sicurezza pubblica. Per questo non arretro di un centimetro. Pensiamo alla peste suina: non l’ha inventata Tommaso Foti – sottolinea -. Al momento che si diffonde mette in ginocchio l’intero sistema di allevamenti di suini, ma a quel punto non si può più intervenire in corso d’opera. Per questo è necessario prevenire, riducendo il numero di cinghiali”.
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