PIACENZA – “Il latte, bene scarso nel 2022, è passato da una quotazione di 40 centesimi a 60, aumentando grazie al mercato di un ordine di grandezza superiore rispetto a quanto ottenuto inizio anno con l’accordo politico. Le aziende si sono viste riconoscere un amento di prezzi che non era arrivato da trent’anni, ma dobbiamo valutare cosa succerà dopo. Il latte ha sì avuto un incremento del 25% in media sull’anno precedente, ma i costi dei principali fattori produttivi sono aumentati ben oltre” – così Alfredo Lucchini presidente della sezione di prodotto Lattiero Casearia di Confagricoltura Piacenza.
L’approvvigionamento dei foraggi è stato difficilissimo, sia per quanto riguarda i costi di produzione che per le rese, inferiori a causa della siccità. È stato difficile produrre con il gasolio a prezzo doppio, fertilizzanti al triplo e molti altri fattori produttivi aumentati del 30% rispetto al 2021. “Rispetto agli altri paesi europei abbiamo ulteriori aggravi anche per scelte politiche pregresse dal punto di vista logistico ed energetico – rimarca Lucchini -. Il latte quotato a 60 centesimi, clamoroso dal punto di vista dell’emotività, ha generato un entusiasmo che non ha avuto un riscontro nei conti delle aziende. È necessario mantenere molta freddezza e ponderare bene eventuali investimenti aziendali, anche in considerazione del crescente costo del denaro con la spinta rialzista dei tassi dei mutui (oltre ai consolidati aumenti di listini e il depotenziamento di strumenti come il credito d’imposta e gli incentivi per l’industria 4.0)”.
Bisogna poi considerare la nuova Pac con il taglio dei contributi diretti e l’aumento di vincoli e penalizzazioni, che ci porteranno a ridurre ulteriormente le produzioni ostacolando l’operatività delle nostre aziende. Un esempio su tutti l’ecoschema 1 della Pac per la zootecnia che si innesta sul contorto disegno del sistema Classyfarm, della ricetta elettronica (di cui siamo i pionieri in Europa) e del registro elettronico dei trattamenti imponendo ulteriori parametri valutativi a cui viene vincolato circa il 30% della vecchia Pac). “Di fatto – sottolinea il dirigente di Confagricoltura Piacenza – gli allevamenti avranno ancora più difficoltà ad essere competitivi, ad esempio è previsto l’abbandono della profilassi della messa in asciutta, pratica sanitaria di comprovata efficacia da decenni, il cui impiego sarà sufficiente per porre gli allevamenti fuori dai parametri di riferimento”. La Pac era stata pensata per abbassare il costo del cibo, di quell’intento oggi non rimane nulla, così come non resta nulla dell’aiuto nelle tasche degli agricoltori che lo rifondono anche nel rispetto di tutti i vincoli imposti. “Oltretutto – evidenzia l’allevatore – contrariamente a quanto proclamato, tutti questi vincoli non favoriscono le piccole aziende che chiudono facendo venir meno il presidio del territorio. Resistono e si ingrandiscono le grandi imprese che la politica agricola europea osteggia equiparandole alle industrie e quindi, in seconda battuta, ponendo ulteriori ostacoli anche a queste”.
Venendo al mercato del latte, Germania e Francia nei primi 8 mesi avevano registrato un calo produttivo, ma a fine 2022 hanno recuperato, complici anche le misure protezionistiche, in un’Europa che dovrebbe essere omogenea e libera sul piano normativo e commerciale, come il blocco di esportazione delle manze dalla Germania costringendole a partorire nel loro paese producendo dunque più latte in loco. A fine 2022 in Italia le quotazioni del latte d’importazione sono scese mentre il latte nazionale vede un calo di produzione e l’aumento di prezzo. Il rischio è che tutta la quota parte della produzione nazionale che resta fuori dai prodotti DOP vada in competizione con un mondo tornato ad essere quello di un anno fa, quindi con diverse stalle in posizione di grande svantaggio.
“La congiuntura di quest’anno – conclude Lucchini – era un’occasione preziosa per fare analisi di mercato e aggregazione di prodotto, per costruire prospettive, invece ha prevalso l’individualismo. A fase conclusa, non resta che il rammarico per esserci giocati l’opportunità di fare un piano nazionale legato al mondo del latte. Torniamo a chiedere, per l’ennesima volta, trasparenza e alla politica un supporto, non nelle trattative, ma interventi strutturali che agevolino l’aggregazione dell’offerta (tra cui anche una proroga dell’industria 4.0 con le medesime aliquote del 2022 ed azioni di calmierazione sui tassi d’interesse). Chiediamo alla politica nazionale un maggior dialogo con le istituzioni a livello europeo perché considerino il percorso virtuoso già fatto dai nostri allevamenti (con l’introduzione dell’innovazione, la riduzione delle emissioni e l’impiego limitato ed estremamente mirato dei farmaci) che dalla nuova Pac saranno ingiustamente penalizzati e che, nonostante il prezzo del latte, si trovano a terminare un anno galleggiando attorno al punto di pareggio”.