ROMA – Il Centenario ANBI dalla nascita della bonifica moderna si chiude con una notizia assai di rilievo grazie ad uno studio approfondito che il CER ha realizzato insieme ad un partner tecnico di eccezione come Nomisma; 324 milioni di euro l’anno rappresentano la positiva sintesi dei valori economici complessivi generati dal Canale Emiliano-Romagnolo nel territorio in cui è presente, ovvero a Ferrara, Modena, Bologna, Ravenna, Rimini e Forlì/Cesena.
Una somma ingente ed un valore economico/occupazionale straordinario e costante calcolata sulla base dei benefici diretti e indiretti per lo stesso comprensorio di riferimento. La positiva valutazione arriva per la prima volta come notizia dal capillare ed approfondito studio durato 2 anni, realizzato dall’ente stesso in collaborazione con lo staff tecnico-scientifico esperto di Nomisma e illustrato oggi presso l’Oratorio di San Filippo Neri a Bologna.
Lo studio, che ha visto la collaborazione fattiva anche di portatori di interesse e realtà accademiche, si basa sull’analisi di tutti i possibili benefici generati dal CER in favore del territorio dell’Emilia-Romagna grazie alle attività quotidiane delle proprie infrastrutture idrauliche e del loro utilizzo “ad hoc” da parte del personale del CER, alla intensa e ormai ultra-sessantennale attività di ricerca in campo sul risparmio idrico condotta nei laboratori di Acqua Campus ANBI (polo tecnico-scientifico con sede a Budrio, nel Bolognese) e alla pianificazione e gestione irrigua realizzata puntualmente ogni anno, in collaborazione con gli Enti associati (Consorzio della Bonifica Burana, Consorzio della Bonifica Renana, Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, Consorzio di Bonifica della Romagna, Ravenna Servizi Industriali) e numerosi portatori di interesse del territorio.
Gli esiti finali di quest’analisi sono raccolti e approfonditi all’interno di una pubblicazione dal titolo “Il valore del Canale Emiliano-Romagnolo”, al cui odierno evento di presentazione, coordinato dal giornalista Andrea Gavazzoli, sono intervenuti alcuni tra i maggiori stakeholder per cui il CER riveste valore essenziale, grazie al proprio apporto idrico e alle proprie conoscenze specifiche e aggiornate di studio: Ravenna Servizi Industriali, Romagna Acque, Patfrut, Cestha-Centro Sperimentale Tutela Habitat; Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Macfrut – Cesena Fiera, Orogel, Emil Banca. È stato Salvatore Giordano, senior advisor, specialista ambientale di Nomisma, ad illustrare gli esiti finali dello studio, la cui stima si è focalizzata su tre principali aspetti: i benefici diretti percepiti dal settore agricolo, i benefici ambientali e i benefici per la società.
“Gli esiti dello studio evidenziano un valore economico dei Servizi Ecosistemici erogati dal CER pari a quasi 20 milioni di euro l’anno – conferma Raffaella Zucaro, direttrice generale del CER e coordinatrice di ANBI Emilia-Romagna –. Basti pensare a quei servizi che permettono il supporto degli Habitat, o a quelli derivanti dalla regolazione dei processi quali clima ed aria, oppure ancora ai benefici intangibili come la bellezza del paesaggio e la sua stessa fruizione”.
Il principale beneficiario del valore del CER è senza dubbio il settore primario, l’agricoltura che, d’altra parte rappresenta la principale mission per cui lo stesso canale è stato istituito oltre 60 anni fa. Dall’indagine emerge chiaramente che, nella sua complessità, ogni anno l’acqua “preziosa” distribuita dal CER assicura una produzione agricola per un valore pari a 304 milioni di euro e che, mediante la distribuzione della risorsa ad uso irriguo sul territorio grazie alla fitta rete di canalizzazioni dei Consorzi di bonifica associati, in questo modo il CER genera un incremento del valore fondiario pari a 1,7 miliardi di euro, un dato che rappresenta l’incremento del valore di mercato dei terreni agricoli ottenuto grazie alla possibilità di irrigare con acque del CER di ottima qualità.