ROMA – “Come ha detto il ministro Lollobrigida occorre tener conto della realtà, senza condizionamenti ideologici, quindi sbarazzarsi dell’idea che in agricoltura si possa fare a meno degli agromeccanici”.
Con queste parole il presidente di Uncai Aproniano Tassinari esorta il Ministro dell’agricoltura e il Governo a vigilare affinché gli agromeccanici siano posti al centro del prossimo bando del Pnrr “Innovazione e meccanizzazione” finalizzato a sostenere l’ammodernamento dei macchinari agricoli con 500 milioni di euro (100 per i frantoi), attraverso contributi in conto capitale dal 40 al 50%.
“Stando nei confini del Pnrr agricolo, gli agromeccanici sono tra i destinatari del bando Parco agrisolare, invece non abbiamo trovato il loro codice Ateco (01.61) nel bando “logistica”, nonostante il decreto ministeriale non precludesse la misura alle imprese conto terzi. Questo non deve più accadere”, rimarca il presidente di Uncai Aproniano Tassinari.
L’obiettivo della specifica misura del Pnrr è favorire l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione (es. riduzione di utilizzo pesticidi del 25-40 per cento a seconda dei casi applicativi) e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni: “Con i loro mezzi agricoli gli agromeccanici gestiscono interamente, dall’aratura alla raccolta, il 10% della superficie agricola utilizzata (1,2 milioni di ettari). Scorporando le diverse lavorazioni, si può affermare che solo pochissime aziende agricole estremamente grandi e strutturate non hanno la necessità di contattare un contoterzista per eseguire almeno un’operazione”, prosegue il presidente di Uncai che aggiunge.
“Si chiedono meno emissioni in agricoltura? Si intendono sviluppare economie più vantaggiose nella gestione dei terreni? Si vuole permettere alle aziende agricole di stare nei vincoli della condizionalità rafforzata della nuova Pac, impostando rotazioni colturali corrette senza generare contraccolpi economici? L’obiettivo è permettere al sistema agricolo di attrezzarsi con ciò che serve all’avvicendamento di colture leguminose, foraggere e da rinnovo, impegnandosi nel contempo nella gestione dei residui con un’ottica di carbon sink? Si vogliono nei campi macchinari e tecnologie in grado di incrementare la sicurezza sul lavoro, portare benefici all’ambiente, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla riduzione e ottimizzazione dell’uso dei fattori produttivi, ad esempio riutilizzando i ‘rifiuti’ a fini energetici?
Se la risposta a tutte queste domande è affermativa, inutile girarci intorno, gli agromeccanici sono la leva che permette di raggiungere tutti questi obiettivi con meno dispendio di risorse e su ampia scala, con benefici anche per migliaia di aziende agricole”.