ROMA – Il recente via libera dell’Europa alla commercializzazione di alimenti fatti con ingredienti a base di insetti viene giustificato anche dal fatto che la produzione di proteine animali è ritenuta molto inquinante. Vale quindi la pena ricordare che l’agricoltura e la zootecnia italiane sono già le più sostenibili al mondo. Si calcola che la media dell’impatto delle lavorazioni agricole e degli allevamenti sull’ambiente sia intorno al 14% a livello mondiale.
La media europea è del 7%, l’Italia è al 4,5% e da 20 anni il settore primario continua ininterrottamente a diminuire le emissioni inquinanti. Come? «Grazie all’innovazione, alla ricerca, alle nuove tecniche di evoluzione assistita delle piante, allo sviluppo delle bioenergie e anche all’agricoltura di precisione». Parole del presidente di Coldiretti Ettore Prandini, ospite al programma di Nicola Porro “Quarta Repubblica” in onda su Rete 4.
Sulla questione è intervenuto anche Gianni Dalla Bernardina, presidente di CAI Agromec (l’organizzazione sindacale che rappresenta l’80% delle 18.000 imprese agromeccaniche presenti in Italia), che è in completa sintonia con il presidente di Coldiretti e rivendica il ruolo dei contoterzisti nella produzione e nella difesa del buon cibo made in Italy. In altri termini, il maggiore sindacato italiano di contoterzisti, ribadisce con forza che, ciò che fa male all’agricoltura, danneggia anche gli agromeccanici.
«Se pensiamo che un agromeccanico – spiega Dalla Bernardina – può arrivare a svolgere dall’80 al 90% dei lavori agricoli, emerge immediatamente il ruolo centrale che la nostra categoria riveste in questa nuova sfida. Da Cai Agromec, diciamo infatti un convinto no all’introduzione di insetti e cibi sintetici sulle nostre tavole. Abbiamo tutti gli strumenti per fare un’agricoltura moderna e sostenibile, difendendo al contempo le nostre tradizioni e le nostre eccellenze».
Il presidente di Cai Agromec continua: «Le 18.000 imprese agromeccaniche che sono in Italia hanno in dotazione oltre 30.000 macchine di ultima generazione, come trattori a guida satellitare, spandiconcime e seminatrici a rateo variabile, trebbiatrici con controllo della qualità del prodotto. Abbiamo tutte le carte in regola, insomma, per raggiungere gli obiettivi europei legati al Farm to Fork 2030 e le linee guida ministeriali per lo sviluppo dell’agricoltura di precisione, amica dell’uomo e dell’ambiente. Certamente, in tale contesto – chiude Dalla Bernardina – diventa sempre più urgente il riconoscimento, da parte governativa, del ruolo degli agromeccanici come “braccio operativo” del settore primario, in modo che possiamo finalmente attuare tutte quelle prerogative (accesso a contributi, sgravi fiscali, etc.) oggi appannaggio dei soli agricoltori».