ROMA – “Un algoritmo non può conoscere la storia della Finocchiona e, soprattutto, il suo sapore inconfondibile” così, il Consorzio della Finocchiona IGP ha commentato la decisione di Meta di bloccare una campagna di un’agenzia pugliese realizzata per un’enoteca di Bari che pubblicizzava un panino alla Finocchiona.
L’iniziativa, secondo i parametri di Meta, impresa statunitense che controlla i servizi di Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger, “sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette e pertanto non rispetta i nostri standard della community”.
Un evidente malinteso, non il primo di questo tipo, che il Consorzio toscano ha accolto con un sorriso, evidenziando come questo errore dell’Intelligenza Artificiale di Meta offra l’opportunità di comunicare a un pubblico più ampio la storia e le peculiarità del celebre salume.
La Finocchiona IGP, eccellenza toscana dalla lunga tradizione, ha origine dall’ingegno e dalla conoscenza del territorio da parte dei contadini del medioevo, quando il pepe, spezia rara e costosa, venne sostituito con un altro ingrediente, naturalmente offerto dalle verdi colline del territorio: i fiori e i semi di finocchio, elemento che conferiscono alla Finocchiona quel profumo inconfondibile che conquista tutti.
“Per cui, caro Mark Zuckerberg, ti aspettiamo in Toscana per “condividere” un piatto di Finocchiona IGP: il nostro unico e caratteristico salume!”
Sul caso era intervenuta anche Stefania Saccardi, Assessora all’Agricoltura della Regione Toscana che proprio sul social americano aveva scritto “Se la Finocchiona fosse un’offesa in Toscana saremmo spacciati. W la Finocchiona e tutti i salumi toscani. Che piaccia o non piaccia all’intelligenza artificiale. Ce ne faremo una ragione”.