FIRENZE – Ristrutturazione e riconversione dei vigneti, la Giunta della Regione Toscana, su proposta della vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi, ha approvato lo stanziamento di 17 milioni di euro.
“Dopo esserci concentrati lo scorso anno sul rinnovamento delle attrezzature di cantina, che ha coinvolto oltre 400 aziende produttrici, quest’anno abbiamo deciso di investire sul potenziale viticolo, stanziando una cifra rilevante – ha detto la vicepresidente Stefania Saccardi – proprio perché vogliamo aumentare la competitività delle imprese agricole toscane. Nel 2022 abbiamo registrato, dopo due anni di sostanziale stabilità, anche a causa della pandemia, che la superficie vitata toscana è tornata sopra la soglia dei 60 mila ettari. Di questi, ben oltre la metà (33 mila) hanno usufruito negli ultimi anni dell’intervento regionale su questa misura, nell’ambito dell’OCM UE del vino. Anche in questo la Toscana è sopra la media nazionale, che si attesta invece al 46%. Un “vigneto Toscana” che, giova ricordarlo, per circa il 95% è destinato a vini di qualità, tra DOCG, DOC e IGT, rispetto a una media nazionale che supera di poco il 60%”.
Ecco i criteri che vengono applicati alle domande per gli interventi sui vigneti:
– Si potrà fare interventi su tutto il territorio regionale, e non solo in determinate zone delimitate dai disciplinari di produzione dei vini a denominazione di origine o ad indicazione geografica, in quanto l’intero territorio regionale è interessato dalla produzione del vino ad indicazione geografica protetta “Toscano” o “Toscana”;
– I beneficiari dell’intervento sono le persone fisiche o giuridiche che conducono vigneti con varietà di uve da vino o che detengono autorizzazioni al reimpianto valide;
– L’intervento riguarda tutte le varietà idonee alla coltivazione sul territorio della Toscana; non vi sono limitazioni per quanto riguarda le forme di allevamento; i vigneti oggetto del sostegno devono avere un minimo di 3.300 ceppi per ettaro (3.000 in caso di intervento di sovrainnesto) per garantire l’efficacia dell’intervento;
– La superficie minima oggetto dell’intervento è pari a 0,5 ettari, ridotti a 0,3 ettari per le aziende con superficie vitata pari o inferiore ad un ettaro e a 0,1 ettari per gli interventi realizzati nelle zone di produzione dei seguenti vini a denominazione di origine protetta: Candia dei Colli Apuani, Colli di Luni, Ansonica Costa dell’Argentario, limitatamente al comune di Monte Argentario, Elba, nonché nel territorio delle isole toscane, e per gli interventi realizzati su vigneti storici/eroici, per la forte frammentazione fondiaria che caratterizza le zone di produzione di questi vini;
– Le azioni ammissibili a finanziamento sono quelle consentite dalla normativa nazionale vigente, ma si esclude la modifica del profilo del vigneto e del modellamento.
– Le azioni di ristrutturazione e riconversione dei vigneti devono essere realizzate entro tre anni dalla data di finanziabilità della domanda di aiuto;
– Il contributo viene concesso attraverso il pagamento anticipato del sostegno per un importo pari all’80% del contributo richiesto, con successivo pagamento del saldo per la rimanente quota del 20%.
– Il limite massimo di contributo ammesso è pari a 16.000 euro ad ettaro, ridotto a 14.000 euro ad ettaro nel caso in cui il contributo richiesto complessivamente superi del 20% le risorse destinate alla misura; il contributo sale a 22.000 euro ad ettaro per la viticoltura nelle zone svantaggiate e per gli interventi su vigneti eroici.
– Per rendere la misura più efficacie possibile e garantirne l’accesso al maggior numero possibile di imprese, la superficie massima ammissibile a contributo per ciascuna Unità Tecnico Economica (UTE) non può superare i 30 ettari (con riferimento al totale delle azioni).
Particolare attenzione, quest’anno, anche al contrasto alla diffusione di fitopatie, tra cui la temibile “flavescenza dorata”, che tanti danni sta facendo nel nord-Italia.
“Abbiamo voluto individuare una specifica riserva di fondi – conclude Saccardi – destinandola agli interventi di reimpianto per motivi fitosanitari, a cui i produttori accedono a seguito di un provvedimento di estirpazione obbligatoria emanato dal Servizio Fitosanitario. Per contrastare la flavescenza, se è vero che prevenire è molto meglio che curare, è bene però anche sostenere coloro che si impegnano ad azzerare il rischio di diffusione”.