BARI – “Tutte le misure che supportano gli imprenditori agricoli, e in questo caso specifico, il processo di ricomposizione fondiaria e la rigenerazione dei territori interessati dalla Xylella fastidiosa sono da plaudire e da supportare”.
Così il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Làzzaro sull’emendamento approvato a prima firma di Luca De Carlo (FdI) al dl Milleproroghe, in esame in commissione Affari costituzionali del Senato.
Le agevolazioni – è previsto nel testo dell’emendamento – valgono come incentivi statali. Per il 2023 saranno esentati dall’imposta ipotecaria e da quella catastale gli atti di trasferimento a titolo oneroso – a favore di coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali – dei terreni (interessati dall’evento patogeno) qualificati come agricoli, di valore economico inferiore o uguale a 50.000 euro e, comunque, sino a una superficie non superiore a 5 ettari. L’imposta di registro, quindi, si applicherà nella misura fissa, pari a 200 euro. Inoltre, gli onorari notarili saranno ridotti della metà. Viene però previsto che per il periodo di 5 anni, a decorrere dalla data del trasferimento immobiliare, la destinazione d’uso agricola dei terreni e delle pertinenze oggetto del negozio di trasferimento non possa essere modificata.
La Puglia produce il 50% dell’olio italiano, quello che è avvenuto nel Salento è dunque una devastazione paesaggistica, produttiva e sociale.
“Questo provvedimento ha visto il contributo attivo della nostra organizzazione sia nella fase ideativa che progettuale. Il batterio – dice il presidente di Confagricoltura Puglia – ha colpito oltre 150mila ettari di oliveto nelle province di Lecce, Brindisi, Taranto e parte del Barese: lo diciamo da anni e non ci stancheremo mai di dirlo, quella subita dagli agricoltori e dal territorio colpito dalla Xylella è stata una tragedia economica di enorme portata e purtroppo sottovalutata da una parte del mondo politico e scientifico. Quella comunità nel corso degli ultimi anni è rimasta senza la sua principale produzione agricola: sulla base delle ore di lavorazione che richiedono gli impianti di olivi si sono persi circa 33mila posti di lavoro”.