MILANO – Farina di grilli sì, ma ditemi dove e possibilmente non per produrre la pasta. E’ il sentiment di un campione di 1000 consumatori sentiti dall’Istituto di ricerca Time2Play all’indomani dall’entrata in commercio di farina di grillo per uso alimentare.
Dal sondaggio online, datato febbraio 2023, è emerso che il 72.3% degli intervistati si è detto favorevole all’uso della farina di grilli nei prodotti alimentari, e il 75.2% si è dichiarato favorevole a trovarla sugli scaffali dei supermercati.
I motivi principali per cui si è d’accordo sono: impatto ambientale positivo (39.2%), il fatto di ritenere i grilli pur sempre una fonte proteica (30.2%), il fatto che gli insetti vengano già mangiati in altre parti del mondo (23%), il fatto che mangiamo già insetti in modo inconsapevole (7.5%). Inoltre, il 64.2% del totale, sia favorevoli che contrari alla farina di grillo, pensano che la sua introduzione porterà benefici ambientali. L’85.5% del totale, tuttavia, pensa che la farina di grilli possa cambiare l’opinione delle persone sui marchi che la usano per la produzione alimentare.
Il 65.4% dei partecipanti al nostro studio ha dichiarato di leggere la lista degli ingredienti dei prodotti prima di acquistarli. Ma il 92.4% ha ammesso di non conoscere i marchi favorevoli a introdurre farina di grilli negli alimenti che producono. E infatti, il 90% degli intervistati ha ammesso di non conoscere bene i nomi con cui viene identificato questo nuovo alimento, mentre il 70.5% pensa di non saper riconoscere come viene indicata la farina di grilli nella lista degli ingredienti sulle confezioni. La pasta (29,2%) e il pane (18%) sono i prodotti che il campione si aspetta ancora con farine tradizionali.
Il campione di mille cittadini italiani, fanno sapere da Time2Play, ha preferenze alimentari onnivore, vegetariane e vegane. Gli intervistati, uomini e donne in egual numero, hanno un’età media di 30 anni e un reddito familiare medio annuo pari a 33.500 euro.