ROMA – Rendere subito operative le risorse previste dalla legge di Bilancio per dare subito liquidità al settore e costruire un piano nazionale di sviluppo, puntando sull’aggregazione attraverso le Op; garantendo il giusto reddito a tutti i soggetti della filiera, mediante processi di certificazione; favorendo campagne promozionali per incentivare i consumi in calo. Queste alcune delle richieste prioritarie presentate, oggi, da Cia-Agricoltori Italiani al Tavolo Ortofrutta convocato al Masaf dal ministro Lollobrigida.
“Siamo soddisfatti che sia arrivato il momento del confronto istituzionale sull’andamento del comparto, così come da noi auspicato e sollecitato da tempo -ha detto il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, intervenendo al Tavolo-. Questo perché il comparto, pur rappresentando il 25% della produzione agricola nazionale con un valore di 15 miliardi, sta vivendo una fase di acuta crisi, tra il notevole incremento dei costi di produzione, l’andamento climatico anomalo, la mancanza di manodopera e le emergenze fitosanitarie”.
In particolare, ha ricordato Fini “le situazioni più preoccupanti si registrano sul pomodoro sia da mensa che da industria e sull’uva da tavola che, oltre alle difficoltà generali del comparto, scontano le incertezze sul prezzo riconosciuto alle aziende agricole. Restano, poi, problemi anche sugli agrumi, che fanno i conti con la concorrenza, a volte sleale, delle produzioni del Nord Africa e della Spagna”.
Per tutti questi motivi, Cia ritiene necessario agire rapidamente con provvedimenti e risorse dedicate, utili a tutelare e incentivare la competitività dell’ortofrutta Made in Italy nel mercato interno ed estero.
Nello specifico, Cia chiede anche di: snellire le procedure burocratiche e rivedere le quote del Decreto flussi per risolvere la questione manodopera nei campi; implementare la diffusione del progetto frutta e verdura nelle scuole; rivedere i negoziati europei governando i flussi di importazione per determinati quantitativi e periodi; finanziare progetti di ricerca che mirino all’applicazione di pratiche agronomiche maggiormente sostenibili e produttive con l’apertura alle nuove tecniche genomiche; vigilare sulla proposta Ue del nuovo regolamento sugli imballaggi che rischia di aumentare i costi per i materiali alternativi alla plastica e potrebbe avere ricadute sulla sicurezza alimentare e sulle qualità organolettiche per prodotti considerati tra i più deperibili.