ROMA – La filiera italiana dei bioliquidi è un modello virtuoso di produzione energetica, che può ridare slancio al nostro settore agroindustriale e ridurre nel tempo la storica dipendenza nazionale dal gas di importazione. Grazie agli Oli Vegetali Puri (OVP), ricavati da semi oleosi, è infatti possibile contare su una fonte rinnovabile e programmabile, che vede l’Italia in un ruolo d’avanguardia. A sottolineare l’importanza di questo filone agronergetico, finora non abbastanza valorizzato, è ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’industria olearia.
“L’attuale regime di massimizzazione – spiega Maurizio De Maria, presidente del Gruppo oli per usi tecnici dell’Associazione – realizzato dal Governo con l’obiettivo di raggiungere una maggiore indipendenza energetica grazie a tutte le fonti disponibili, apre nuove opportunità all’impiego degli OVP”. Tutto parte, infatti, dai semi oleosi, in particolare soia e girasole. La produzione agricola si integra con l’industria, che trasforma i semi in farine ed olio, poi le stesse farine sono utilizzate per la produzione di mangimi destinati agli allevamenti per la produzione delle carni, mentre gli operatori elettrici impiegano l’olio vegetale in eccesso delle aziende alimentari, per creare energia elettrica e termica. “Quella degli OVP rappresenta non soltanto una filiera virtuosa, ma un modello di economia circolare – commenta De Maria – in cui ogni segmento lavora in sinergia con l’altro, in un’ottica di risparmio e di riutilizzo”.
Ogni anno si producono in Italia circa 180mila tonnellate di OVP utili per il settore energetico. Si tratta di oli vegetali certificati per sostenibilità e tracciabilità: per essere dichiarati tali, devono contribuire al risparmio di emissioni di gas serra ed essere di origine comunitaria. I numeri danno ragione ad ASSITOL: i 120 MWh di elettricità assicurati dagli OVP riforniscono già gli impianti di quasi 300mila famiglie, distribuite in 70 comuni. In pratica lo stesso quantitativo di energia richiesto per il funzionamento di 15 ospedali della grandezza del Policlinico di Roma, ottenendo così un risparmio pari a 192.600.000 metri cubi di gas naturale all’anno.
L’energia prodotta grazie agli Oli vegetali puri ha inoltre il grande vantaggio di essere programmabile e flessibile, quindi può compensare le fluttuazioni della rete elettrica dovute ad altre fonti rinnovabili come quella solare, eolica e idroelettrica. Inoltre la sua origine vegetale la rende utilissima nel processo di decarbonizzazione del comparto energetico italiano.
“Non è un’utopia immaginare un ruolo d’avanguardia per questa filiera italiana, a patto di puntare sulle nostre oleaginose”, osserva il presidente De Maria. L’Italia, infatti, ha la leadership nella produzione di soia in Europa, con circa 1 milione di tonnellate provenienti dall’agricoltura nazionale. L’altra coltura indispensabile nella produzione di OVP è il girasole, che ha visto calare notevolmente le quotazioni nazionali dopo l’impennata causata dal conflitto ucraino, e può essere impiegata in questo ambito. Ridotto invece il ricorso alla colza, che in Italia registra superfici modeste. Oltre a ridurre la dipendenza energetica dall’estero, promuovere la filiera degli OVP significa anche combattere il deficit proteico, vale a dire l’insufficiente produzione di proteine vegetali, di cui l’Europa soffre da tempo, e sostenere un’agricoltura capace di recuperare terreni marginali e di ridare fertilità al suolo.
Insomma, i vantaggi degli OVP sono davvero trasversali. “Il settore dei semi oleosi ha compreso da tempo le potenzialità di questo filone energetico – ribadisce il presidente del Gruppo Oli per usi tecnici di ASSITOL –. Ora il nostro auspicio è che gli OVP diventino un capitolo importante del prossimo PNIEC – Piano di energia e clima, il cui aggiornamento è previsto entro l’anno”.