ROMA – Solo il 55% dei prodotti agricoli che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’accordo ha raggiunto i Paesi in via di sviluppo, come quelli del Nord Africa e dell’Asia fortemente dipendenti dalle materie prime provenienti dalle aree coinvolti dal conflitto.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’annuncio della proroga dell’accordo raggiunto con Nazioni Unite, Turchia e Ucraina, sulla base del Centro Studi Divulga che ha elaborato i dati Onu delle rotte dei prodotti agricoli partiti da agosto 2022 a febbraio 2023 dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%) in questi 210 giorni.
Complessivamente – sottolinea la Coldiretti – i sono state 24,2 milioni le tonnellate di prodotti agricoli partiti dai porti ucraini composti per quasi la metà da mais (49,3%) mentre il 27,2% è grano tenero, il 5,4% è farina di girasole e il 5,1% olio di girasole.
La Cina con ben 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale, è il Paese – continua la Coldiretti – che ha beneficiato di piu’ dell’accordo. La Spagna con 4,1 milioni di tonnellate di prodotti e la Turchia con 2,7 milioni di tonnellate di prodotti salgono comunque sul podio ma l’Italia con 1,76 milioni di tonnellate si colloca al quarto posto. In Italia – precisa la Coldiretti – sono arrivate 1,2 milioni di tonnellate di mais, fondamentale per l’alimentazione animale, 377mila tonnellate di grano tenero, e quasi 90mila tonnellate di olio di girasole.
L’accordo – sostiene la Coldiretti – è importante di fronte al rischio di pesanti tagli ai raccolti determinanti dalla siccità ma anche per fronteggiare il pericolo carestia in ben quei 53 Paesi dove secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un pericolo quindi anche per la stabilità politica proprio mentre – conclude la Coldiretti – si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l’Italia.