ROMA – “Come indicato da uno studio del Centro Comune di Ricerca (Ccr) della Commissione europea quasi la metà del ‘miele’ importato nell’Unione europea in realtà non è miele. Una truffa ai consumatori, che senza saperlo, si ritrovano sugli scaffali dei supermercati sciroppi di zucchero ricavati da riso, grano o dalla barbabietola ma che sono chiamati miele e che persino portano l’indicazione ‘Made in Italy’. Questi prodotti arrivano soprattutto da Cina e Turchia. Vengono spacciati per miele, ma costano molto meno rispetto a quello vero, facendo quindi concorrenza sleale ai nostri apicoltori”. Lo dichiara in una nota Caterina Avanza, responsabile Agricoltura di Azione.
“In questo modo tanti apicoltori rischiano di chiudere. Perciò, oltre a iscrivere la cucina italiana nel patrimonio immateriale dell’Unesco, il ministro Lollobrigida deve intervenire nelle sedi europee con azioni concrete per difendere la nostra produzione. Per prima cosa è necessario riaprire l’apposita direttiva europea e imporre che sull’etichetta siano menzionati i rispettivi paesi di origine del miele con quote percentuali. Solo così possiamo garantire trasparenza al consumatore” conclude.
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