ROMA – “In attesa di conoscere i dettagli relativi alla governance, e soprattutto all’entità delle risorse che saranno messe in campo, esprimiamo piena soddisfazione per l’approvazione del cosiddetto ‘DL Siccità’, nel quale trovano spazio numerosi degli interventi ripetutamente caldeggiati dalla Copagri per contenere gli effetti dell’andamento climatico estremo e della grave crisi idrica che rischia di mettere definitivamente in ginocchio il Primario, comparto già fortemente provato dai noti incrementi dei costi di produzione e dell’energia”.
Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista a seguito del via libera da parte del Consiglio dei ministri a un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per la prevenzione e il contrasto della siccità e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche.
“Condividiamo, in particolare, la ratio alla base del provvedimento, la cui impostazione risponde a una logica ben precisa ripetutamente indicata dall’intero settore, ovvero quella di cercare di passare da una gestione emergenziale a una più strutturata e sistemica, in grado di dare risposte anche nel medio-lungo periodo, partendo da una attenta mappatura delle esigenze del territorio, oltre che di tamponare gli effetti di una carenza idrica che l’agricoltura sconta già da tempo”, osserva Battista, secondo cui “è di fondamentale importanza aver precisato che l’obiettivo principale del provvedimento, in tandem col PNRR, è quello di aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti e alle emergenze climatiche, andando al contempo a ridurre le dispersioni della rete idrica”.
“Giova ricordare, a tal proposito, che l’Italia preleva ogni anno dalle falde oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari a oltre 400 litri al giorno a persona, ma sconta una gravissima dispersione della risorsa idrica, causata da una rete colabrodo con perdite medie del 40-50% e con una scarsissima manutenzione; in questo contesto si inseriscono gli effetti del climate change, che potrebbe causare una significativa riduzione della disponibilità di risorse idriche, fino al 40% a livello nazionale e addirittura fino al 90% per il Sud Italia nel lungo termine”, continua il presidente, evidenziando che “gli effetti di una simile drammatica situazione si ripercuoterebbero, oltre che sulla vita di tutti i cittadini, su tutti i settori produttivi e in particolare sull’agricoltura e sull’agroalimentare, il cui export dipende per l’83% dalla disponibilità idrica”.
“Bene quindi l’aumento dei volumi utili degli invasi, previsto nel testo, così come la possibilità di realizzare liberamente vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo, entro il limite di 50 metri cubi d’acqua per ogni ettaro di terreno coltivato; per contrastare la crisi idrica risulteranno fondamentali anche il riutilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo e gli interventi volti a semplificare la realizzazione dei dissalatori, tema questo più volte portato all’attenzione delle istituzioni da parte della Copagri”, conclude Battista.