PARMA – Numeri in crescita nel 2022 per il comparto del Salame Felino IGP, che, nel territorio parmense raggruppa 14 aziende e dà impiego a circa 500 addetti, tra lavoratori diretti e dell’indotto. Secondo i dati forniti da ECEPA – Ente Certificazione Prodotti Agro-alimentari, il fatturato al consumo cresce del +5% rispetto al 2021, e registra quota 84 milioni di euro. A valore, la produzione di Salame Felino IGP sfiora i 40 milioni di euro. Il prodotto etichettato aumenta dello 0,9% e si attesta sui 3,69 milioni di kg.
La GDO si conferma il principale canale di commercializzazione. Buoni i risultati messi a segno dal libero servizio, con il Salame Felino IGP acquistato intero o in tranci ma è il preaffettato a registrare una crescita significativa: al 31 dicembre 2022, i kg di Salame Felino IGP destinati all’affettamento sono stati oltre 639.000 con un incremento a volume pari al 7,3% rispetto al 2021. Un dato positivo che conferma una tendenza di lungo periodo: nel 2021 le vendite a volume di Salame Felino IGP preaffettato erano cresciute infatti del 4,5%.
L’export mantiene circa il 5% del giro di affari del Salame Felino IGP e sono 177.000 i kg di prodotto etichettato destinati ai mercati esteri. L’area UE si conferma il principale mercato di destinazione del Salame Felino IGP, con un’incidenza superiore all’80% delle esportazioni di prodotto.
Il Presidente del Consorzio di Tutela del Salame Felino IGP Umberto Boschi commenta «Siamo soddisfatti della crescita registrata dal comparto del Salame Felino IGP nel 2022, un risultato che dà continuità e supera i livelli già positivi del 2021. L’andamento crescente del preaffettato, con il consistente incremento del 2022, solo in parte scalfito da un leggero calo nei primi mesi del 2023, testimonia l’apprezzamento dei consumatori per la vaschetta, che velocizza le operazioni di acquisto, preserva le qualità organolettiche del prodotto, evita gli sprechi e si presta al consumo fuoricasa. Nei primi mesi del 2023 – prosegue il Presidente Boschi – si conferma una sostanziale tenuta della quantità certificata, nonostante la consistente erosione dei margini per i produttori dovuta al costo delle carni nazionali, che non è mai stato così alto sul mercato.
Il 2022 inoltre è stato un anno caratterizzato dagli alti costi dell’energia, dei materiali per il confezionamento, degli imballaggi e dei trasporti. Dall’inizio del nuovo anno stiamo assistendo ad una parziale riduzione di questi ultimi costi, ma siamo ben lontani dal compensare l’aumento delle carni. Adeguamenti dei listini saranno quindi inevitabili per mantenere l’equilibrio economico delle aziende produttrici. Un intervento del Governo sulla tassazione indiretta per abbattere l’Iva, ora al 10%, rappresenterebbe di certo un aiuto per tutto il comparto».