ROMA – Nonostante la sensibile riduzione negli anni dei tassi di infortunio, l’agricoltura ha il triste primato su tutti gli altri comparti con una incidenza due volte maggiore della media.
Le denunce di infortunio hanno esito mortale in media quattro volte di più in agricoltura, con oltre 120 decessi in media l’anno legati alla mancanza o all’usura dei più basilari sistemi di sicurezza come la cintura o il rollbar, la struttura di protezione in caso di ribaltamento del trattore.
Nonostante l’approvazione del decreto interministeriale nel lontano 2015, previsto sin dal Nuovo Codice della Strada del 1992, infatti, la revisione dei mezzi agricoli non è ancora operativa e ciò fa sì che circolino 1,2 milioni di trattori sprovvisti di cintura di sicurezza e 670mila privi di rollbar. Appena 100mila hanno adeguato i mezzi agricoli fuori norma. È ciò che emerso dal convegno ‘Le morti bianche in agricoltura’, tenutosi stamane a Montecitorio su iniziativa del vicepresidente della Camera, on. Sergio Costa, e organizzato da Federacma, Federazione Confcommercio che raggruppa le associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio.
“Attendiamo che la revisione diventi realtà da oltre otto anni e, contando che ci vorrà almeno un ulteriore biennio per formare il personale e attrezzare le officine, non possiamo più permetterci di perdere ulteriore tempo – dichiara Andrea Borio, il Presidente di Federacma, a cui sono giunti “i saluti e gli auguri per l’interessante iniziativa su un tema che gli è sempre stato molto a cuore” dal Presidente Emerito, Giorgio Napolitano –.
Ogni anno l’agricoltura italiana perde 120 lavoratori a causa della inadeguata sicurezza, con costi sociali inestimabili e un corrispondente peso annuale per le casse dello Stato di oltre 200 milioni di euro. Morti bianche che gli altri Paesi hanno ridotto al minimo grazie all’introduzione della revisione dei mezzi agricoli. Non possiamo rimandare oltre l’entrata in vigore di una norma di civiltà”.
Il convegno ha visto la partecipazione del presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni, il quale ha tratto le determinazioni a seguito delle relazioni dell’Accademia dei Georgofili e del giurista Beniamino Deidda, già Procuratore generale di Firenze. Il confronto ha visto protagonista l’intera filiera agricola: dai produttori con Coldiretti e Agrinsieme, ai costruttori di Federunacoma, ai contoterzisti CAI Agromec e UNCAI, alle associazioni di categoria Confcommercio Mobilità e l’europea Climmar, i sindacati agricoli Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e Ugl nonché Inail e Coordinamento Stato-Regioni per l’impatto sulle ASL.
Si sono interrogati sul dilemma alla base del convegno: “Perché la morte di un operaio in un altoforno è un incidente sul lavoro mentre la morte di un agricoltore causata dal trattore è considerata una disgrazia?”.
Un tema che sarà sicuramente al centro della neo-istituita commissione parlamentare d’inchiesta per valutare le condizioni di lavoro in Italia sullo sfruttamento della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati. In conclusione, Federacma si è dichiarata pronta a condividere alcune ipotesi di soluzioni per rendere più agevole e meno oneroso per gli agricoltori l’adeguamento alle norme di sicurezza dei mezzi agricoli.
“Il PNRR ha previsto ben 400 milioni di euro per la meccanizzazione in agricoltura – prosegue Borio – fondi che, purtroppo, saranno riservati esclusivamente per trattori a trazione elettrica o a biometano, che trovano poco appeal nel mondo produttivo. Al contempo, l’intenzione del Masaf di destinare il Fondo Innovazione per l’acquisto di nuovi trattori è positiva ma sarebbe meglio vincolare le risorse alla sostituzione dei mezzi vetusti, con il rinnovo della misura anche nelle prossime annualità, così da avere un impatto concreto” conclude il presidente di Federacma.