PIEVESTINA DI CESENA (FC) – Sarà una campagna molto complessa, a causa del forte ritardo con cui è iniziata, quella del 2023 per gli asparagi. Apofruit, cooperativa ortofrutticola con oltre 2.700 soci lungo tutta la Penisola, fa il punto della situazione all’indomani della commercializzazione dei primi quantitativi e illustra le dotazioni tecnologiche all’avanguardia utilizzate da alcuni dei propri soci.
Il direttore generale di Apofruit, Ernesto Fornari, spiega: “La nostra cooperativa produce asparagi in tre degli areali più vocati di tutta Italia, per un quantitativo complessivo di oltre 10.000 quintali, di cui la metà biologici. Nello specifico, abbiamo questa coltura nell’areale di Cerignola (Foggia), dove si utilizza esclusivamente il metodo bio, mentre il resto della produzione si suddivide tra la zona di Casa Mesola/Pomposa (Ferrara) e il Viterbese. Quest’anno – prosegue Fornari – la campagna è molto in ritardo, perché abbiamo avuto un inverno molto caldo fino alla fine di febbraio, seguito da un inizio di primavera con temperature particolarmente rigide. Una simile situazione meteo non favorisce la crescita dell’asparago, che è molto sensibile al freddo, in quanto in tali condizioni i turioni faticano ad emergere dal terreno. Così la campagna 2023, anziché iniziare a metà marzo e concludersi poco prima di metà giugno, è partita soltanto a metà aprile. Non si potrà pensare nemmeno di prolungarla, perché così come soffre le basse temperature, l’asparago risente anche di quelle troppo alte, dal momento che con il caldo il turione tende a non arrivare ai 22-24 centimetri, la misura ottimale per la raccolta, ma a “sfiorire”, rendendo quindi il prodotto privo di interesse commerciale”.
Quanto all’andamento del mercato e al ruolo di Apofruit per affrontare la situazione, Fornari conclude: “I prezzi al momento sono soddisfacenti, ma quando la campagna è così corta c’è sempre il rischio che la produzione esploda, con conseguenze negative anche sui mercati. Come cooperativa, stiamo sostenendo gli investimenti che i nostri soci hanno fatto e stanno facendo per questa coltura, che si comporta per molti versi come un frutteto: un impianto diventa infatti pienamente produttivo solo dopo tre anni e si raccoglie fino al decimo anno. In particolare, molto interessanti sono le tecnologie di cui si è dotata l’azienda agricola Braschi di Cerignola, che produce 100% biologico e fornisce il prodotto già a mazzi e già suddiviso nelle tre categorie di riferimento: 10 – 18 mm. come prima qualità, 18+ per l’extra e 5-10 per l’asparagina. Al contempo, siamo preoccupati per ciò che sta avvenendo nell’areale Ferrarese, zona tra l’altro ricompresa nell’Asparago di Altedo Igp: il ritardo stagionale, sommato agli alti costi della manodopera, stanno mettendo in seria difficoltà i nostri soci, che comunque seguiamo quotidianamente”.
Antonio Braschi, titolaapofruitre della Società Agricola Braschi S.r.l. di Cerignola, spiega: “Coltiviamo asparagi biologici su circa una 60ina di ettari, che aumenteremo di altri 15 ettari il prossimo anno. Ormai da qualche anno i nostri operatori raccolgono con speciali “agevolatrici” elettriche, che chiamiamo go-kart, con un netto miglioramento sia per il benessere dell’operatore, sia per la produttività. Ad esempio, mentre con una raccolta manuale in 6 ore si riescono a portare in magazzino dai 20 ai 30 quintali, nello stesso tempo con i go kart (ne abbiamo complessivamente 27) si conferiscono dai 70 agli 80 quintali di prodotto. Dallo scorso anno, inoltre, ci siamo dotati di una calibratrice elettronica che permette di tagliare gli asparagi arrivati dal campo e comporre i relativi mazzi, secondo le tre categorie standard: asparagina, prima ed extra. Sappiamo – conclude Braschi – che quella di quest’anno sarà una campagna molto complessa, ma siamo altrettanto convinti della qualità della nostra produzione e quindi dell’investimento”.