RIMINI – Un nuovo studio dell’Università di Wageningen, commissionato dall’organizzazione europea Eurogroup for Animals, ha valutato l’impatto che avrebbe sui costi di produzione il miglioramento del benessere dei polli da carne negli allevamenti di sei Paesi dell’Unione europea: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna.
I ricercatori hanno effettuato la valutazione dei costi considerando la transizione da sistemi di allevamento convenzionali a quelli in linea con la richiesta dello European Chicken Commitment (ECC), che affronta le stesse problematiche di benessere animale messe in luce dalla recente opinione dell’EFSA: riduzione delle densità di allevamento, transizione a razze a più lento accrescimento, disponibilità di arricchimenti ambientali e utilizzo di sistemi di stordimento efficaci.
Nel caso dell’Italia, i costi di produzione di un pollo prodotto in linea con i criteri dell’ECC sono stati paragonati a quelli di un pollo convenzionale allevato a una densità di 20 animali/m2. Tenendo conto di tutti i miglioramenti che andrebbero effettuati in allevamento e nella fase di stordimento e macellazione, un pollo con un livello di benessere pari all’ECC costerebbe solo 0,29 euro in più al chilo rispetto a uno convenzionale. Questa cifra, che rappresenta in totale un aumento di circa il 18%, è in linea con i dati che emergono nello studio per gli altri cinque Paesi analizzati.
L’aumento dei costi di produzione per garantire agli animali una vita migliore non è inaspettato e il 18% rappresenta un incremento affrontabile, soprattutto se la transizione viene supportata ulteriormente da investimenti pubblici e suddivisa sull’intera filiera, invece di gravare unicamente su produttori o consumatori. La collaborazione dell’intera filiera è infatti fondamentale non solo per ripartire l’aumento dei costi di produzione, ma anche per mettere in atto altre strategie di mitigazione, a partire da un migliore utilizzo di tutte le parti della carcassa, perché gli aumenti non incidano solo sul petto di pollo.
L’evento di Fieravicola, la principale fiera di settore per il mercato avicunicolo italiano che si apre oggi a Rimini, rappresenterebbe un momento ideale per discutere di come pianificare il passaggio a razze migliori e la riduzione delle densità di allevamento, garantendo prezzi accessibili. Ad esempio, uno degli elementi che influisce maggiormente sull’aumento dei costi per polli allevati con i criteri dell’ECC è la nutrizione, soprattutto perché le razze a più lento accrescimento vivono più a lungo e hanno quindi bisogno di più mangime. Tuttavia, anche in questo caso si tratta di costi che possono essere mitigati, sia perché i polli nei sistemi ECC richiedono mangimi meno proteici, cosa che rende il loro prezzo al chilo leggermente più basso rispetto a quello dei sistemi convenzionali, sia perché si tratta di un ambito ancora piuttosto recente in cui si potrebbero raggiungere ulteriori margini di riduzione man mano che verranno investite più risorse in formule migliori e ingredienti alternativi adatti a razze a più lento accrescimento.
In questo quadro i supermercati, che collaborano con i produttori e hanno un contatto diretto con i consumatori, rivestono un ruolo di cruciale importanza: garantire un prezzo equo ai consumatori e agli allevatori per prodotti che possano offrire ai polli una migliore qualità di vita, eliminando le principali cause di sofferenza.
Commenta Elisa Bianco, responsabile del Corporate Engagement di Essere Animali: “Alla luce di questo nuovo report, i miglioramenti di benessere animale per i polli da carne indicati anche dallo European Chicken Commitment appaiono affrontabili, soprattutto a fronte di un impegno dell’intera filiera. Speriamo che, oltre a Carrefour, anche gli altri grandi supermercati italiani inizino a muoversi quanto prima in questa direzione, indicata anche dall’EFSA come la strada da percorrere se si vuole migliorare in maniera concreta il benessere dei polli e comunicare un impegno trasparente ai consumatori”.